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GAZZETTA DELLO SPORT “Il gioco di Zeman è solo d’attacco? Non mi preoccupo Ci sono abituato”

Maarten Stekelenburg

(A.Bocci) Un’altra partita a Fort Apache. Per Maarten Stekelenburg, giocare dietro a difensori per così dire distratti è diventata un’abitudine. Questa volta, però, è stato l’assedio finale, una sconfitta senza possibile appello: l’Olanda si è ritrovata fuori dall’Europeo al primo turno (peggior risultato degli ultimi 30 anni) e mai era successo che se ne andasse a casa senza raccogliere nemmeno un punto.

«Ti ringrazio per avermelo ricordato», sibila il portiere della Roma al giornalista tedesco che fa i conti dell’amarezza. Stekelenburg, come altri senatori dello spogliatoio oranje, non ha gradito l’atteggiamento di alcuni compagni, ma non vuole approfondire l’argomento. «Se anche sapessi qualcosa non lo direi a voi. Le cose che succedono nello spogliatoio devono essere risolte lì dentro».

Adesso si ricomincia con le qualificazioni mondiali: che aspettative ha? «La squadra è la stessa di due anni fa, è difficile dire adesso che cosa è successo. Bisogna riflettere, ma certo non si può andare avanti così».

Ritiene troppo sbilanciata l’Olanda delle ultime partite? «Sceglie l’allenatore. La verità è che abbiamo sempre cominciato bene le partite e non abbiamo mai sfruttato le occasioni di gol. E alla fine abbiamo sempre perso e torniamo a casa in questo modo. E se perdi così non puoi certo dire che è stata sfortuna».

Magari si è un po’ stufato del calcio offensivo che piace a tanta gente. Anche con la Roma si è trovato spesso a essere l’ultimo uomo che doveva salvare il risultato, e faceva uscite criticate. «Non ho problemi di questo tipo: calcio offensivo, calcio difensivo, io voglio vincere, lo stile usato per farlo non è affare mio».

Difesa olandese sbilanciata, difesa della Roma anche. E quando tornerà in Italia troverà in panchina Zdenek Zeman. «Sì, ho sentito che gli piace molto giocare all’attacco».

Preoccupato? «E perché, prima com’era? Lo ha detto lei, anche con Luis Enrique si giocava tutti in avanti. Sono allenato ormai. So che Zeman è già stato alla Roma, che ha fatto un buon lavoro, che per tutti è un idolo. Non ho motivo di preoccuparmi».

La preoccupa di più il futuro dell’Olanda? «Questa per noi è stata una botta violenta. Siamo arrivati qui dopo la finale del Mondiale, eravamo convinti di avere le chance per andare avanti. Ma abbiamo sbagliato tutto e non so perché».

C’è Van Marwijk sul banco degli imputati. «Quando si perde non può essere colpa dell’allenatore e basta. E poi è il modo che non mi è piaciuto, ma ora bisogna riflettere e cercare di ripartire, perché questo gruppo non è più giovanissimo, ma abbiamo ragazzi nuovi da inserire e anche per la mia generazione non è finita».

Con la Roma che obiettivi si pone? «Quelli che mi sono sempre posto in tutta la mia vita: vincere».

Ha mai pensato di andarsene, visto che forse non farà neppure le coppe europee?«Non ce ne sarebbe motivo. A Roma sto bene, ho un contratto, la squadra è buona. Avremo modo di ripartire. Come la mia Olanda».

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