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CORRIERE DELLO SPORT Roma da un flop all’altro

Borini

(L.Ferrajolo) La Roma di Luis Enrique è proprio finita. Il sospetto si era materializzato a Torino e ora, tre giorni dopo, lo certifica clamorosamente la Fiorentina. Che, intanto, fa un bel passo in avanti e allontana paure e rivali ringhiosi. La Roma è finita non solo perché, dopo il disastro con la Juve, non ha saputo rialzarsi. (…)  E’ finita perché non sembra appartenere più a Luis Enrique. Nel bene e, più spesso, nel male, la squadra aveva inseguito una sua identità, tentava di giocare un calcio diverso, si sforzava di seguire il suo tecnico. Questa invece è una Roma ibrida, né carne e né pesce, non è quella dell’asturiano e non è nemmeno una squadra normale. Semplicemente, non è una squadra. (…) L’intento era quello di costruire qualcosa di bello e di nuovo, la squadra sta dimostrando che invece non si è costruito un bel niente. Inevitabile che le responsabilità maggiori ricadano ora su Luis Enrique, però i giocatori dove li mettiamo? Questo sparire, squagliarsi di colpo, ogni volta che c’è da fare un mezzo passo decisivo, come si spiega? Sono bambocci o sono campioni? Sono talenti ancora virtuali o solo dei ragazzi presuntuosetti?

JOVETIC GOL-LAMPO – La Fiorentina ha fatto una partita intelligente, sfruttando quelle poche armi di cui al momento dispone. Come si prevedeva, Jovetic, immenso, e Cerci non hanno dato punti di riferimento, hanno affondato negli spazi che la Roma ha lasciato, scherzando sin troppo con i rigidi marcatori romanisti. Per giunta il piano tattico è stato facilitato da un avvio ideale: dopo appena due minuti, Cassani ha cercato Lazzari sulla fascia sinistra, pennellata sulla testa di Jovetic (chissà perché solo) che ha incornato una palla lenta e beffarda. Curci, fuori dalla porta, si è limitato a guardare sconsolato quella palombella. La Roma, sbagliata anche nelle scelte di Luis Enrique, è rimasta tramortita. Chi se l’aspettava rabbiosa, piena di adrenalina per cancellare le ultime vergogne, è rimasto di stucco. Impreciso e languido il centrocampo, cui l’innesto di Greco non ha dato alcun beneficio; imbottigliati sia Osvaldo che Borini dalla fitta difesa toscana; poco gioco sulle fasce, dove Angel, sempre libero, ha puntualmente sbagliato cross e scelte. Totti, smaltita l’influenza, ha stentato nell’entrare in partita e così la Fiorentina ha buttato via un paio di occasioni allettanti per raddoppiare. Al 31’ Jovetic è partito come un razzo, ha pescato Cerci ma Curci gli ha rimpallato il tiro. Prima del riposo, altro contropiede di Jovetic e altro salvataggio affannoso di Curci.

MEGLIO MARQUINHO – La Roma ha insistito con lanci lunghi, sbagliandoli o buttandoli nell’area toscana, presidiata benissimo da Natali. Nella ripresa Luis Enrique ha rimediato, cambiando completamente la catena sinistra, con Gago e Marquinho, al posto di Greco e Angel. Più intraprendente la Roma, Marquinho sulla fascia ha sfondato un po’, ma ancora Jovetic, imprendibile, ha sfiorato il palo dal limite. La Roma ha trovato il pari al 26’ quasi per caso. Un tiro disperato e destinato ai cartelloni di Gago, è stato deviato in rete da Totti. A questo punto la Roma ha cercato persino di vincere. Osvaldo ha saltato anche Boruc, ma è finito oltre la linea, qualche tiro rimpallato dal muro toscano e Luis Enrique ha fatto esordire il giovane Tallo, unico attaccante rimastogli, togliendo Heinze. Totti ha sfiorato il raddoppio, ma in pieno recupero la Fiorentina si è ripresa la partita. Liajic, appena entrato, ha tirato una sventola da 25 metri, su cui Curci si è salvato in maniera un po’ goffa, rinviando il pallone proprio sui piedi di Lazzari, che non ha fallito.

La Fiorentina ha ampiamente meritato la vittoria. Sia pur con i suoi limiti, ha giocato la partita giusta, difendendosi bene e ripartendo con quella furia di Jovetic. La Roma ha avuto solo una fiammata dopo il pari, ma ha giocato un’altra partita indecente, con eccezione per Totti e Marquinho. Ha soprattutto smarrito se stessa, oggi è una squadra indefinibile, che non fa più possesso palla ma senza aver trovato un’alternativa. Pasticcia, improvvisa, è confusa, e probabilmente non ha più voglia di star dietro al suo allenatore. Non ci crede più, almeno così dà a vedere.

 

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