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IL ROMANISTA. “Lo vogliamo”

Daniele De Rossi

 (C.Fotia) – Per noi de Il Romanista gli auguri per il 2012 sono speciali. Siamo stati gli unici a credere fin dall’inizio nell’avventura della nuova Roma, segnata fin dall’inizio dall’ostilità dei gufi in servizio permanente effettivo, ben rappresentati da coloro che definirono da subito il progetto velleitario e Luis Enrique “inadeguato” (citazione testuale dal Corriere dei Gufi) e che hanno cercato in ogni modo di ostacolarne il cammino. Ci accusavano di essere “genuflessi” e “in cerca d’ingaggio”, mentre noi eravamo (e siamo) semplicemente, senza nulla a pretendere (come direbbe il principe De Curtis, in arte Totò) convinti militanti della rivoluzione romanista, della quale ci piaceva e ci piace il coraggio visionario dell’impresa (su questo ha scritto parole definitive il nostro amico Giuseppe Manfridi), la sfida ai luoghi comuni, la ricerca incessante di un modo nuovo di intendere e praticare il calcio. Filosofia? A parte che la filosofia è molto importante nella storia dell’umanità, perché aiuta a organizzare i pensieri e dare un senso all’azione, può darsi che all’inizio ci fossero tante parole e pochi fatti. Era tuttavia chiaro, a chi non fosse mosso dalla miope difesa dei vecchi privilegi e dal pregiudizio, che ai fatti occorreva dare il tempo di dipanarsi. I tifosi l’hanno compreso, hanno avuto pazienza e espresso un vero e proprio programma di governo (altro che Monti!) in quello striscione che recitava “Mai schiavi del risultato”. Che non vuol dire che non ci interessano i risultati, che sono sempre la misura di una sfida sportiva, ma che a noi Romanisti “ce piace” ottenerli in un certo modo: perseguendo un’idea di calcio, senza piegarsi alle prime difficoltà. Ora che le cose cominciano a girare i soloni di cui ha parlato su questo giornale Massimo Ghini s’inventano “l’italianizzazione” di Luis Enrique, ma non nel senso, che sarebbe sacrosanto, che Lucho prende confidenza con la nostra lingua e con il nostro paese, bensì per insinuare che avrebbe seguito i loro infausti e incompetenti consigli e reso quindi la Roma più tradizionale. Come ha scritto su queste pagine il guru Cagnucci e ribadito il marine d’assalto Romita, confortati entrambi dalle parole di Franco Baldini, Walter Sabatini e Claudio Fenucci (che ringraziamo per il forum sulla Roma Futura che pubblicheremo integrale nell’edizione del 2 gennaio) è avvenuto esattamente il contrario: la Roma ha cominciato a girare quando si è liberata dalle vecchie abitudini e i giocatori hanno cominciato a giocare a memoria secondo la nuova filosofia di gioco. «Benvenuti nel calcio moderno», come ha dichiarato con sfrontatezza tutta Romanista Luis Enrique: squadra corta, difensori che attaccano, attaccanti che difendono,centrocampisti “totali”. […] Dunque, ora sono tutti pronti a salire sul carro romanista, senza neppure la buona educazione di chiedere permesso. Dove prima si stava larghissimi ora si sta molto stretti. A noi non ce ne importa nulla, possiamo anche scendere e spingere da dietro, purché la nostra Roma vada avanti, a noi basta essere a posto con la nostra coscienza che, a differenza di altri, teniamo in grande considerazione. Il 2012 può cominciare con una grande rincorsa e produrre grandi risultati. Ce li ha spiegati Fenucci e li leggerete integralmente sul giornale del 2 gennaio. Non li prefissiamo, come fa chi si prepara a crocifiggerti se poi non li raggiungi. Noi sappiamo solo che questa Roma merita il nostro amore e il nostro sostegno, sappiamo che ci faranno felici e noi faremo felici loro. Quando? Nell’amore vero il tempo non conta nulla, conta vivere insieme ogni momento come fosse l’unico. E per noi la Roma è un unico grande amore, tanto più questa, così piena di vita e di futuro. […]

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