GAZZETTA DELLO SPORT. E ora chi la difende? Nervi, guai e sconfitte. È caos Roma

Luis Enrique

(M.Cecchini) Le ridacchiate che accolgono i calciatori sul binario 11 della stazione di Santa Maria Novella ammutolisconoall’arrivo di Gago prima sulla sedia a rotelle e poi in stampelle. È il simbolo di una Roma seduta, ferita, decimata, che guarda il futuro con preoccupazione. Da lì a un’ora e mezzo non ci sarà più tempo per le risate, perché la trentina di tifosi giallorossi che aspetteranno la squadra alla stazione Termini non s’intenerirà neppure davanti alle stampelle. «Pezzi de merda», «Luis Enrique vattene», «Dove sta er progetto?», «DiBenedetto caccialo se no ce manda in serie B». Queste alcune delle frasi rivolte ai giallorossi che sfilavano a capo chino, col presidente paonazzo in viso. L’unico a salvarsi, manco a dirlo, solo capitan Totti.

Sabatini allo scoperto La sconfitta di Firenze (settima stagionale su 15 match) sembra essere un punto di svolta stagionale, e a poco serve l’intervento del d.s. Walter Sabatini che aggiunge: «Le responsabilità non sono tutte di Luis Enrique, anche io ne ho il 50% perché ho scelto i giocatori». Come dire, molti di questi non sono da Roma, o almeno non adatti a questo progetto. La debacle fiorentina, comunque, ha lasciato segni ancora più preoccupanti in vista della partita contro la Juventus. Il reparto più in difficoltà, ovviamente, è la difesa. Dopo gli infortuni di Burdisso e Kjaer, l’allenatore spagnolo — se resisterà alla tempesta — dovrà fare a meno dello squalificato Juan ed è lecito pensare che De Rossi (a cui è stato riservato dagli ultrà viola un disgustoso coro: «Come il suocero», alludendo alla morte violenta di Massimo Pisnoli) possa essere confermato al centro della linea difensiva al fianco di Heinzesempre che l’argentino non rimanga vittima della prova tv per la gomitata a Gamberini. Al che l’emergenza sarebbe totale, costringendo il tecnico a ricorrere di nuovo a Cassetti in un ruolo poco gradito. Ma anche a centrocampo la squalifica di Gago (infortunio a parte) e il possibile arretramento di De Rossi priverebbe la squadra contemporaneamente dei due giocatori che finora hanno agito da «volante» davanti alla difesa.

Cambia l’attacco Da questo punto di vista l’infantile espulsione di Bojan (che a sera tweetta: «È stata una dura giornata, ma ora dobbiamo continuare uniti»), sembra assai meno grave, visto che col rientro di Osvaldo, il rilancio di Totti e il pieno recupero di Borriello e Borini le scelte non mancheranno. Di sicuro però il caso legato all’italoargentino — la sua esclusione «esemplare» mal gradita dal gruppo — sembra aver prodotto un effetto opposto a quanto sperato: scarsa reattività e paradossalmente nervi da frustrazione. In fondo il malumore silenzioso di Totti è la spia di qualcosa di più tagliente di una sconfitta. Una cosa è certa: si è passati dal «Mai schiavi del risultato» letto in uno striscione all’Olimpico solo pochi giorni fa, alla certificazione a Firenze della prima vera frattura fra allenatore e tifosi. Ed a questo punto a poco valgono le parole dell’a.d. Claudio Fenuccinel pre-partita: «Saremo competitivi prima del 2014». La pazienza è finita, perché il futuro è adesso. A cominciare dal rinnovo di De Rossi, su cui Baldini dice queste parole: «Sono tranquillo, perché ho fatto tutto quello che si doveva fare». E sembra quasi aver tracciato una linea di confine da cui la Roma non si muoverà più. A costo di un Grande Addio.

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