PAGELLE BY GGR – Roma, i promossi, bocciati e rimandati della stagione 2018-19

(K.Karimi – A.Papi) – Si è conclusa da circa una settimana una delle stagioni più difficili e ricche di amarezze per la Roma. I giallorossi non solo hanno chiuso il campionato fuori dalla zona Champions League, ma hanno assistito all’esonero di Di Francesco, la fuga del d.s. Monchi dopo una gestione fallimentare, l’approdo del traghettatore Ranieri e l’addio di Daniele De Rossi dopo 18 anni da romanista doc. Senza dimenticare l’uscita dalla Champions in extremis con il Porto e l’umiliante 7-1 con cui la Fiorentina ha eliminato la Roma dalla Coppa Italia.

E’ il momento dei giudizi individuali per calciatori e staff: ecco dunque le pagelle ed i voti della stagione 2018-2019, complessivamente non così positivi per tutte le ragioni precedentemente elencate.

-PROMOSSI-

Daniele De Rossi voto 8 – La sua uscita di scena fa e farà discutere in maniera ossessiva. Ma tralasciando modalità e tempistiche del suo addio, DDR ha dimostrato di essere un leader fondamentale anche dopo gli innumerevoli problemi muscolari. Il gol alla Sampdoria rappresenta il suo congedo finale.

Antonio Mirante voto 7.5 – Chiamato in causa troppo tardi, ha dimostrato che un portiere maturo, italiano e senza fronzoli poteva essere l’ideale per dare sicurezza ad un intero reparto. Gregario coi fiocchi.

Stephan El Shaarawy voto 7.5 – Il capocannoniere del campionato giallorosso non può non entrare tra i promossi della stagione. Gol, strappi e tanta qualità, peccato che i segnali di discontinuità spesso hanno frenato la sua crescita totale.

Nicolò Zaniolo voto 7 – Il grande talento, la promessa per il futuro da non farsi sfuggire. Un ragazzotto umile, dal fisico già ben conformato e capace di fare la differenza. Impossibile non puntare su di lui.

Lorenzo Pellegrini voto 6.5 – Non ancora leader affermato, ma le stigmate sono quelle del grande giocatore. Superiore a tanti suoi compagni di reparto, ci si aspettava più qualità e corsa quando schierato da mezzala.

Juan Jesus voto 6.5 – A sorpresa il migliore tra i centrali: difetti conclamati a parte, il brasiliano ha spesso sorpreso tifosi e addetti ai lavori per la grinta e la concentrazione con cui ha approcciato le gare. Alternativa di lusso.

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-RIMANDATI-

Alessandro Florenzi voto 6 – Il futuro da capitano lo attende, il recente passato parla di una stagione piena di alti e bassi, dall’errore fatale di Oporto al gol da strappacuore contro la Juventus. Ed un ruolo, quello di terzino, che continua a stargli stretto.

Aleksandar Kolarov voto 6 – La stagione dei paradossi: è il terzino più prolifico a livello realizzativo d’Europa, ma in fase di contenimento ha mostrato crepe paurose e pause irresponsabili. I mugugni della curva e l’addio di De Rossi lo avvicinano ai saluti estivi.

Bryan Cristante voto 6 meno – Carattere da leader, ma ancora tanto da imparare. A sua discolpa c’è l’utilizzo in un ruolo (mediano centrale) che non svolgeva dai tempi della Primavera del Milan. Gli elogi dello spogliatoio però lo rendono un intoccabile in vista del futuro.

Justin Kluivert voto 6 meno – Rapido come pochi, ma ancora troppo specchiato su sé stesso. L’olandesino ha il futuro dalla sua parte, ma la prima stagione romanista è un insieme di preziosismi inutili e scarsa reattività.

Kostas Manolas voto 5.5 – Ci si aspettava molto, moltissimo di più da colui che più volte è stato indicato come il salvatore della patria, il difensore più forte e rapido della Serie A. Troppe noie muscolari per le quali si è tirato indietro con la sensibilità di una statua di sale, qualche sonnolenza difensiva esagitata e quelle 6-7 prestazioni da fenomeno. Difficile pensare che la Roma ripartirà da lui, più per esigenze economiche che per altro.

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-BOCCIATI-

Il crollo dei leader (Fazio, Dzeko, Perotti) voto 5 – La stagione negativa della Roma, come confermato anche da Ranieri, proviene anche dal calo enorme di prestazioni di alcuni punti fermi: Federico Fazio ha giocato 2/3 di campionato imbarazzanti, lontano parente del ‘Comandante’ forte e autoritario in difesa degli anni passati. Edin Dzeko ha mostrato nervosismo non da lui, patemi d’animo immaturi e soprattutto poca efficacia sotto porta. Diego Perotti quando ha giocato si è sempre comportato decentemente, ma la muscolatura fragilissima ha decretato la fine del suo utilizzo ad alti livelli.

Gli acquisti fuori contesto (Olsen, Karsdorp, Marcano, Santon, Pastore) voto 4.5 – Pagella negativa da dividere con Monchi, colui che ha scelto (sbagliando) di portare questi ragazzi in un ambiente tosto, difficile e dove se non si corre si diventa un traditore automaticamente. Olsen suo malgrado ha provato ad immedesimarsi come sostituto di Alisson: impresa impossibile e miseramente fallita. Marcano e Santon hanno confermato di essere in fase totalmente calante di carriera, sparando presto dai radar. Karsdorp apparso come un classico ‘malato immaginario’, incapace di essere a disposizione per più di 2 gare consecutive. Pastore è l’acquisto più errato degli ultimi anni: 24 milioni di cartellino, 3.5 per l’ingaggio netto per avere in squadra un fantasista dalla classe innata ma ormai senza mordente e fisicamente imbarazzante.

Le promesse non mantenute (Schick e Under voto 4.5) – Due attaccanti che per talento e qualità tecniche appaiono indiscutibili. Peccato che la testa e la veemenza naturale spesso non collimino con la classe calcistica. Il ceco è l’ennesima promessa non mantenuta, strapagato ma mai esploso, cugino degli Iturbe e dei Doumbia di sabatiniana memoria. Irrecuperabile. Il turco invece ha disputato una stagione a ribasso, probabilmente distratto dalle voci che lo volevano nel mirino di club come Bayern, Atletico o Arsenal. Non si diventa calciatori di primo livello se si distoglie lo sguardo dal presente concentrandosi solo sul proprio futuro altrove.

Nzonzi voto 4 – E’ brutto assegnare al francese il voto più basso, ma è un giudizio anche simbolico. Giunto come il colpaccio dell’estate, il neo campione del mondo doveva rappresentare l’architrave del centrocampo di Di Francesco. Peccato che l’ex Siviglia non ha mai ingranato, dimostrando lentezza, prevedibilità e un carattere tenue e persino distaccato. Un calciatore inutile per il gioco del povero ‘Difra’ e totalmente distante dai ritmi italiani. Nel finale grazie alla cura Ranieri ha rialzato leggermente la testa, ma resta la sintesi dei disastri monchiani e la dimostrazione di come non basti la nomea e il palmarès per essere un grande giocatore.

 

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