La parola passa all’inevitabile mercato

Monchi

(M. Ferretti) – Nove punti nelle ultime quattro partite (tre successi e la sconfitta in casa della Juventus), media 2,25 punti a gara. Se la Roma avesse mantenuto questo passo per tutto il girone d’andata, oggi avrebbe 42 punti o giù di lì. E nessuno, neppure la classifica, avrebbe avuto qualcosa da ridire. La squadra di Eusebio Di Francesco, invece, si trova a quota 30, con un parziale di -9 rispetto allo scorso campionato (al giro di boa aveva una gara da recuperare). E, al momento, pure fuori dalla Grande Europa, obiettivo minimo stagionale. Questo per dire che la Roma sta ancora pagando una serie infinita di errori commessi nella prima parte del campionato. Errori che hanno una spiegazione, non una giustificazione ricordando le vergogne via via accumulate sia all’Olimpico che in trasferta. Se non altro, l’ultima gara del 2018 dovrebbe aver messo al sicuro EDF da qualsiasi sorpresa riguardo la sua saldezza sulla panchina giallorossa.

SGUARDO AL FUTURO Usiamo il condizionale perché con l’umore di James Pallotta non si può mai andare sul sicuro, ma ipotizzare oggi l’esonero dell’allenatore abruzzese durante la sosta appare molto lontano dalla realtà se non addirittura impensabile. La sosta, se mai, dovrà servire al ds Monchi per dare una sistematina all’organico che, lo hanno dimostrato le prime 19 partite di campionato, ha bisogno di diverse migliorie. È stato lo stesso Di Francesco, del resto, ad annunciarlo più volte in maniera molto esplicita davanti ai microfoni. «Mercato inevitabile», il suo virgolettato.

In attesa di nuovi innesti, Eusebio sta pian piano recuperando giocatori importanti, quelli che ti possono far uscire definitivamente dal tunnel. E la controprova si è avuta già ieri a Parma, con il ritorno in campo dal primo minuto di Dzeko e quello a gara in corso di Lorenzo Pellegrini, con Perotti e El Shaarawy in panchina ma prossimi ormai a tornare protagonisti. E, prima o poi, sarà dei loro anche capitan De Rossi. Intanto, la Roma si gode un Cristante sempre più in linea con le tante cose belle che avevano accompagnato il suo costoso arrivo nella Capitale. Oggi, l’ex atalantino riesce ad abbinare la qualità alla quantità, dando un contributo sostanzioso alla causa. E, pian piano i tifosi si stanno abituando alla sua esultanza da fermo che, ipotizziamo, non sia una forma di disinteresse ma semplicemente un modo come un altro per salutare una rete. Avercene di non esultanze… Buon anno.

Fonte: il messaggero

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