Di Francesco: “Roma rialziamoci”

(E. Menghi) – Lui non scappa, Monchi non lo caccia: questione di abitudini. Ma prima o poi anche quelle più vecchie, e salde, crollano se non portano a nulla di buono, se la realtà spinge verso il cambiamento. Tutto dipende da questa notte, contro il Genoa, in un Olimpico che si fa specchio del momento e si svuota, come mai prima d’ora: nemmeno 28 mila spettatori previsti. Di Francesco per salvarsi punta sul romanismo, il suo e quello dei «tifosi veri» che lo sostengono, ma così dicendo non fa altro che inasprire gli animi di chi si sente toccato da questa distinzione, e punta poi sull’identità del gruppo da mettere davanti a tutto e a tutti, perché  «non scenderanno in campo dei nomi, ma una squadra che porta una maglia prestigiosa dove c’è scritto AS Roma». Il tecnico al bivio futuro fa scelte pesanti per la partita ma lascia agli altri quelle che lo riguardano: «Sono abituato ad affrontare le cose, non a scappare. Avere rispetto della maglia e del lavoro significa guardare le cose in faccia, negli occhi, e affrontarle. Sento il dovere di dare ancora qualcosa a questa squadra, devo essere bravo a dare qualcosina in più ai ragazzi, è il mio lavoro». In quella che rischia di essere la sua ultima vigilia a Trigoria l’allenatore giallorosso chiede a se stesso uno sforzo in più, si mostra tranquillo ma consapevole di giocarsi la panchina in 90 minuti: «Bisogna caricare questa gara, ma non troppo dal punto di vista emotivo. Deve essere un nuovo inizio, una ripartenza. Giustamente siamo tutti in discussione, io lo sono dalla partita col Milan. Abbiamo valutato gli errori fatti a Plzen e gli atteggiamenti sbagliati che ci sono stati, ci siamo confrontati e parlati, ho visto una grande voglia di rivalsa nei ragazzi e la voglia di dimostrare che non sono quelli dell’ultima gara».

Potrebbe non esserci però un’occasione di riscatto per tutti, le delusioni più grandi della trasferta europea sono stati PastoreSanton e Schick e stavolta potrebbero accomodarsi in panchina: «Tutto è possibile, anche la difesa a tre. Qui si parla sempre di Patrik, a me interessa prima di tutto la Roma e non so se giocherà perché nessuno ha il posto assicurato». Apparentemente mancano le alternative, ma ci sono giovani di talento a chiedere spazio, loro che «vanno aspettati e non è giusto responsabilizzarli troppo. Stavolta lo farò perché sono costretto e perché in alcuni di loro ci credo davvero». Come ZanioloDi Francesco non guarda i nomi, non pesa i cartellini, bada al sodo: vincere. L’unico modo per tenersi stretta la Roma, sperando che non si tratti di un episodio fortunato ma di una vera svolta, perché è vero che il calendario gli mette di fronte un’impresa in casa della Juventus alla prossima giornata ma nel frattempo avrebbe la possibilità di rimettere insieme i pezzi con rientri importanti dall’infermeria e guadagnare fiducia. I tre punti mancano da oltre un mese, dal 4-1 con la Sampdoria, adesso arriva l’altra genoana contro cui i giallorossi sono imbattuti da 8 match e hanno avuto la meglio nelle ultime 12 gare casalinghe. La striscia più lunga di tutti i tempi contro una singola avversaria di A e la speranza è di non interromperla, anche se gli avversari si presentano all’Olimpico col bomber del campionato Piatek, «un grande uomo d’area, stiamo attenti». Lo sguardo di Pallotta si farà sentire da lontano, per il tecnico «non ha senso tirare in ballo la distanza quando le cose non vanno bene, questa società è stata strutturata in un certo modo e i miei riferimenti ce l’ho, in primis Monchi». Colui che, assieme a Totti, ha difeso Di Francesco, nonché il primo a sperare che le cose cambino senza dover cambiare nulla, a parte i risultati.

Fonte: il tempo

Top