Roma e Lazio: scelte capitali

Dzeko

(A. Angeloni) – La Lazio non è il Frosinone, questo Di Francesco lo sa. La Roma non sarà quella vista contro il Frosinone, questo Inzaghi (Simone) se lo aspetta. Se non altro per i rientri in squadra di Dzeko e Florenzi, che l’altra sera si sono riposati. Il vero dubbio è legato a Manolas, il cui muscolo va verificato minuto dopo minuto (l’altra sera è uscito dopo il primo tempo), ma stando a quanto filtra da Trigoria (ridotta a un mese la squalifica – che prima era di tre – di Pallotta dopo le proteste post Roma-Liverpool) Kostas ce la dovrebbe fare. Usando il condizionale. Ma al di là degli uomini, non resta che valutare il modulo con il quale Di Francesco deciderà di giocare domani: il 4-3-3 è momentaneamente accantonato, perché a volte bisogna pure andare incontro alle esigenze di qualche big, per fare spazio al 4-2-3-1.

I PRO E I CONTRO – Il sistema di gioco nuovo mercoledì ha funzionato. Non c’è dubbio che Pastore si trovi a suo agio dietro la punta, così come Nzonzi vicino a De Rossi ma da centrale e non da mezz’ala. I benefici sono evidenti proprio per Daniele che ha potuto (e potrà) occuparsi più della costruzione del gioco che non a fare diga e basta. Si è rivista una coppia di esterni molto efficaci, sia davanti (Under ed El Shaarawy) sia dietro (Santon e Kolarov). Poi, l’inconsistenza del Frosinone ha aiutato, questo è chiaro, ancor di più è stato determinante sbloccare il risultato dopo novanta secondi. La Roma, con questo 4-2-3-1, è squadra molto offensiva, la qualità può diventare determinante se assistita da una buona condizione fisica e mentale. Cioè tutti devono sì fare il colpo di tacco e il passaggio veloce, ma allo stesso tempo tutti devono correre a mille per riequilibrare la squadra nel sottopalla in caso di ripartenze avversarie. Pastore stavolta avrà Dzeko come compagno di verticale, aspettando che Schick ritrovi se stesso: il 4-2-3-1 della Roma non è, ad esempio, come quello dell’Inter, oppure come quello proposto da Spalletti nella sua prima Roma. Perisic, Candreva e all’epoca Perrotta e Taddei, per fare degli esempi, avevano caratteristiche da centrocampisti. Nella Roma il 3-1 è composto da soli attaccanti. E qui siamo ai contro. Con il Frosinone il problema è finito, come la polvere, sotto il tappeto, contro la Lazio potrebbe essere un problema. Non ci cono calciatori di corsa, che sappiano rubare il pallone alto. O meglio, non ci sono per caratteristiche, ma questo non vuol dire che gente come El Shaarawy (su Marusic), Dzeko (sui centrali difensivi), Pastore (su Leiva) e Under (su Lulic), non possano lanciarsi in quel tipo di lavoro e nel tempo diventare degli specialisti. La difesa robusta arriva dall’asse Nzonzi, che si alternano nel ruolo di centrale davanti alla difesa. Di Francesco non vuole concedere ripartenze, proprio come è successo a Bologna. Stavolta non inserirà Marcano a sinistra (al massimo lo spagnolo sarà impiegato come vice Manolas). In teoria potranno essere utili anche i vari Pastore, Cristante o Zaniolo. C’è posto, tutti si facciano avanti.

Fonte: Il Messaggero

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