“Lo stadio si può fare”. S’indaga sui soldi a Eyu

La Procura non vuole fermare la costruzione dello stadio della JRoma. “I pm ci hanno assicurato che non ci sono elementi che possano bloccare la procedura dello stadio“, hanno dichiarato i difensori del costruttore Luca Parnasi, arrestato con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione. Gli avvocati Emilio Ricci e Giorgio Tamburrini hanno fatto queste dichiarazioni in tarda mattinata dopo un colloquio con i magistrati. La Procura non ha smentito. Intanto le indagini continuano. A ritmo pressante per quanto riguarda gli arrestati, più blando per i fatti non contestati ma di interesse investigativo per i Carabinieri. In particolare il Nucleo Investigativo ha consegnato il 19 giugno alla pm Barbara Zuin una nota per chiedere alla Procura di svolgere “ulteriori approfondimenti investigativi” su una serie di movimenti del conto corrente della società Immobiliare Pentapigna di Parnasi. L’informativa riguarda ‘presunte erogazioni in favore di partiti politici’, su 24 pagine quattro sono dedicate ai 150 mila euro pagati dalla società di Parnasi alla Fondazione Eyu, legata al Pd. Due pagine sono dedicate invece alle ‘acquisizioni relative a Radio Padania’. L’associazione Più Voci, vicina alla Lega ha incassato250 mila euro nel 2015. Parlando di questa erogazione, con un collaboratore, Parnasi il 26 marzo “precisa” “di creare una giustificazione contabile retrodatata in virtù della quale sia possibile sostenere che l’erogazione sia avvenuta in favore di Radio Padania“. Poi i Carabinieri riportano la conversazione in cui Parnasi dice, il 14 febbraio 2018, che “Per la Lega erano 100 e 100″. Per rispondere alle tante domande poste dalle intercettazioni sulledazioni aPiù Voci e alla Fondazione Eyu, la Procura potrebbe chiedere di acquisire le cartepressoi dueenti. Soprattutto nel caso di Eyusarebbe importante capire quando è stato commissionato, quanto è costato, da chi è stato eseguito e soprattutto cosa c’è scritto in questo pregevole studio. I pm romani però in questo momento hanno ben altro per la testa. Il loro problema principale è difendere l’ordinanza di arresto nei confronti dell’avvocato del MSS Luca Lanzalone, del costruttore  Luca Parnasi e degli altri arrestati di vari colori e professioni. I soldi dati alla Fondazione Eyu presieduta dal tesoriere del Pd Francesco Bonifazi, come anche quelli elargiti all’associazione vicina alla Lega Nord, non sono una priorità. Nella nota dei Carabinieri ci sono le intercettazioni di quattro telefonate che riguardano i 150 mila euro, comprensivi di Iva, che la società di Parnasi, paga a cavallo delle elezioni a Eyu. Il 21 febbraio ci sono tre telefonate tra il commercialista del gruppo Parnasi, Gianluca Talone, e il fund raiser della Fondazione, Domenico Petrolo. I Carabinieri sintetizzano e sottolineano queste due frasi di Petrolo: “in passato era stata utilizzata altra forma, la donazione, nella quale l’Iva non andava calcolata” e poi “perché essendo cambiato lo schema da donazione dove l’Iva non c’è a… ovviamente cambia tutto”. Poi i Carabinieri riportano una telefonata del 27 febbraio e sottolineano che “Petrolo invita (Talone) a fare il pagamento perché li aiuta molto in quanto sono gli ultimi giorni”. Per i Carabinieri la spiegazione potrebbe essere nella vicinanza tra i pagamenti e le elezioni: “probabilmente riferito agli ultimi giorni della campagna elettorale“. Durante gli arresti, il 13 giugno scorso gli investigatori hanno sequestrato la fattura del 22 febbraio 2018. L’importo è 122 mila e 950 più Iva per 150 mila euro totali. L’oggetto è “Progetto di ricerca `Casa: il rapporto degli italianicon ilconcettodiproprietà, come da contratto. Sarà il contratto di cui parlano al telefono Talone e Petrolo il 21 febbraio? Il contratto nelle carte allegate all’informativa non c’è. Ci sono invece i bonifici: il primo marzo, tre giorni prima delle elezioni, arrivano 100 mila euro come acconto. Il saldo è il 5 marzo, dopo le elezioni. Il Corriere della Sera ha intervistato due ricercatrici di Bologna che sarebbero state pagate in tutto 7 mila euro per una ricerca del 2015 per la Fondazione Eyu su un tema simile. Il presidente di Eyu, Francesco Bonifazi, però ha minacciato querele e ha dichiarato che lo studio sarebbe costato 40 mila euro. Chissà se la Procura è curiosa di leggerlo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

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