Alisson: “La parata più difficile? Quella su Saul. All’inizio non è stato facile adattarmi” (VIDEO)

Alisson

Il portiere giallorosso Alisson, ora impegnato con la Nazionale, nei giorni scorsi ha registrato un’intervista che andrà in onda oggi asu Roma TV, nella consueta puntata di TeamMate. Ecco le sue parole:

Sulla sua adolescenza…
Era un bello quando ero piccolo, sono passati tanti compagni di squadra e ragazzi. Ho molti amici nel calcio, ho lavorato con tanti professionisti e quindi sono fortunato ad essere arrivato qui.

Sul rapporto con il fratello Muriel…
Io e mio fratello ci vogliamo benissimo, lui è una grande persona e un bravo portiere. Ha sempre fatto benissimo dove ha giocato. Ha giocato nella mia ex squadra, nell’Internacional, ha giocato la Libertadores, vincendo anche la Coppa Sudamericana e nel 2010 ha vinto la Libertadores, faceva il terzo portiere. Siamo cresciuti insieme sia a casa che nella nostra squadra. Posso dire che è il mio migliore amico.

Sui genitori…
Mio padre mi ha sempre detto che dovevo pensare e sognare in grande per arrivare in posti eccezionali. Sono arrivato fino a qui perché i miei genitori hanno lavorato e speso tanto, non dico di soldi ma parlo di energie. Mi hanno detto tutto il supporto che dovevo avere per arrivare fino a qui. Ringrazio Dio per avere due genitori come loro. Insieme a mia moglie e a mia figlia sono le persona più importante della mia vita. Cerco sempre di ringraziare Dio anche quando perdo o pareggio.

Sulla fede…
Per me Dio è al primo posto, la mia fede non mi protegge solo negli infortuni ma mi aiuta sempre a vedere il lato positivo della cose anche quando vanno male. Questo mi ha aiutato anche nel primo anno quando non ero il primo portiere, avevo sempre la testa alta credendo che il mio momento sarebbe arrivato.

Su Taffarel…
L’ho visto poco giocare perché sono del ’92, ma da quello che vedo adesso con le immagini posso dire che è stato più di un professionista. L’ho conosciuto personalmente, è un onore per me, In Brasile ha cambiato un po’ tutto essendo uno dei primi ad arrivare in Europa. Il portiere qui è diverso, si gioca molto con i piedi, ho cambiato anche le uscite. da lui in poi in Italia sono arrivati Dida, Julio Cesar, Doni, Julio Sergio. Sono contento di essere tra questi portieri.

Sul ruolo del portiere…
Alla nostra squadra piace tanto giocare con il portiere, perché è un calciatore in campo in più. Quindi ho lavorato molto su questo aspetto, questa è la differenza più grande con il calcio brasiliano perché là non si gioca tanto con il portiere.

Sul trasferimento in Italia…
Nei primi mesi non è stato facile, c’è stato anche un cambiamento di metodologia nell’allenamento. In Brasile lavoravo più sull’intensità e sulla forza delle gambe, qui invece lavoro sulla tecnica anche nell’uscite alte e basse. Gioco con i piedi, ma anche il mister ha adattato il suo lavoro in base alle mie esigenze perché un po’ si può cambiare ma alla fine non puoi cambiare completamente il tuo modo di lavorare. Ho fatto due anni bellissimi nella Serie A brasiliana, quindi non potevo cambiare più di tanto. Sono arrivato alla nazionale grazie a quello stile di gioco. Dopo due mesi mi sono adattato al 100% e ora mi trovo benissimo.

Sull’esordio con il Brasile…
Esordire nella nazionale brasiliana a 23 anni per me è stato un giorno che non dimenticherò mai, è stata una giornata bellissima, un sogno che è diventato realtà. Ho la fortuna di continuare e difendere la porta brasiliana che per me significa tantissimo, perché la sono passati portieri che hanno sempre fatto la differenza. Quindi anch’io dovrò fare la differenza quando servirà, devo essere sempre pronto. Sono contento di stare lì, ma voglio vincere quindi non mi accontento. Sarà un Mondiale difficile, perché ci sono tante squadre forti che stanno facendo bene.

Sulla Chapecoense…
Quando ho saputo del loro arrivo in Italia per giocare io ero in Nazionale e un po’ mi è dispiaciuto non poter essere della partita. Ho sentito i sopravvissuti che sono i miei amici. Mi dispiace per chi non ce l’ha fatta. È una tristezza che si porterà per tutta la vita.

Su Falcao…
È un idolo qui a Roma e anche all’International. È uno dei calciatori più grandi che il club brasiliano abbia avuto. Ho giocato in tutte e due le sue squadre, all’International e alla Roma. Vorrei vincere un titolo qui. La squadra lo merita, lavora tanto. Vorrei far parte di questo. Anche nel vecchio stadio dell’International i tifosi che cantano e suonano sono quelli della Curva Sud. Adesso la Curva è diventata la mia casa. C’è molta rivalità qui a Roma, anche in Brasile c’è rivalità nell’International.

Sul suo matrimonio…
Ha cambiato tutto. Avevo i miei amici e i compagni di squadra. La mia vita è cambiata. Ho scelto una squadra che mi ha accolto benissimo. Questo ha reso le cose più facili. Mi ha facilitato l’adattamento.

Su Juan Jesus…
Juan mi ha aiutato molto qui a Roma. Aveva vissuto già 5 anni in Italia quindi sapeva come andavano le cose qui. Sua moglie ha aiutato la mia. È stato importante per me. Anche i romani mi hanno accolto benissimo.

Sulla sua prima stagione a Roma…
La prima stagione non è stato facile qui. È cambiato tutto, ero abituato a giocare sempre due volte a settimana. Sono arrivato qui e ho trovato un modo diverso di lavorare, giocando una volta ogni due o tre settimane, aspettando le coppe. I primi mesi sono stati difficili, ma ho sempre lavorato forte. Ho aspettato il mio momento e ho preso la maglia numero 1. Non la lascerò mai.

Sul suo ruolo nella squadra…
Penso che nessuno sia insostituibile, però, ogni giorno arrivo qui al centro sportivo pensando di fare del mio meglio e di fare bene sempre per aiutare i miei compagni a vincere. La cosa più brutta per un calciatore è non giocare. In panchina avevo sempre la voglia di entrare in campo per aiutare. Ho avuto calma e tranquillità nell’aspettare il mio momento, che è arrivato.

Debutto con la Roma?
Sono arrivato qui per giocare e per fare del mio meglio in campo per la Roma. È stato bello ed emozionante per me. Cerco di giocare sempre col cuore e lasciare il mio meglio dentro al campo.

La parata più difficile?
Tutte le parate sono difficili ma la più bella è stata quella su Saul nell’ultimo minuto nella gara contro l’Atletico Madrid. Non la dimenticherò mai quella partita.

Sulla Champions League…
In Brasile ho giocato la Libertadores ma non c’è paragone con la Champions in relazione ai tifosi e a ciò che c’è fuori dal campo. I tifosi cantano in una maniera diversa. Quando entro in campo mi sento un grande lupo (ride, ndr) e questo raddoppia la mia voglia di giocare.

Sulla crescita della squadra…
Penso che la Roma sia cresciuta in questi ultimi 5 anni nell’atteggiamento della squadra e nel dimostrare la voglia di vincere.

Su Di Francesco…
Non lo conoscevo tanto ma ho un gran rapporto con lui, mi trovo bene. È un bravo allenatore. Ha cambiato il nostro atteggiamento, rendendolo più cattivo e aggressivo ma senza dimenticare di giocare. In ritiro abbiamo lavorato tanto per arrivare all’inizio della stagione e fare bene. Non dobbiamo mollare. La squadra difende benissimo, a partire dagli attaccanti, le mezzali. Tutti corrono per aiutare.

Sul gruppo dei brasiliani…
Tutti noi siamo un po’ diversi: Gerson per noi è un ragazzino ancora. È bravissimo e scherza sempre. Bruno Peres anche scherza e gioca con i compagni. Abbiamo un gran rapporto noi brasiliani. Anche con gli altri ragazzi della squadra c’è un bel feeling.

Su Dzeko…
Edin? Abbiamo una sfida sul fatto di riuscire a segnarmi ogni giorno. E’ un grande avversario, in campo ti fa crescere ogni giorno.

Su Kolarov…
L’ho visto poco ma da quando è qui ho capito che era un calciatore che fa la differenza per ogni squadra. Sta facendo la differenza per la nostra squadra. È un leader. Non sa giocare solo il pallone ma vuole bene a tutti. Spinge in avanti la squadra quando si deve spingere.

Sull’addio di Totti…
È stata una giornata sia bella sia triste. Tutti noi abbiamo vissuto gli stessi sentimenti: gioia di aver avuto un calciatore come lui e dispiacere per l’addio di una leggenda. Abbiamo la fortuna di averlo con noi tutti i giorni. Un calciatore e una persona come lui deve rimanere nel calcio per renderlo una cosa ancora più bella.

Su De Rossi…
E’ un gran capitano, uno di quelli che mi ha accolto benissimo. Non parla sempre ma quando lo fa è autoritario. Sa quello che dice e quando dirlo. La fascia da capitano è in buone mani.

Su di sé…
Sono un tipo tranquillo. Non ho bisogno di tanto per vivere bene. Il cibo è buono qui, la città mi piace, soprattutto il centro storico con il Colosseo. Del Brasile mi mancano gli amici e i genitori. Quando posso porto qualcuno qui per stare insieme e sentire meno la mancanza del Brasile. Sono felice qui a Roma con mia moglie e la mia bimba, che è nata qui ed è sia romana e brasiliana. Per vivere bene ho bisogno solo della mia famiglia.

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