Roma, De Rossi: “Voglio vincere qualcosa di grande con la Roma. Nazionale? E’ come una famiglia, se c’è bisogno…”

De Rossi in Nazionale

Daniele De Rossi e la Nazionale, un rapporto chiuso dopo la mancata qualificazione al Mondiale in Russia che adesso sembra però riaprirsi. Il capitano della Roma, infatti, non esclude un ritorno in Azzurro, anche se molto dipenderà dal nuovo commissario tecnico che verrà scelto. “L’addio alla Nazionale? Con la partita con la Svezia penso si sia chiuso il ciclo di alcuni di noi e del resto, quando si fallisce, bisogna pur sapere fare un passo indietro. Ora sceglieranno un nuovo allenatore, bisognerà vedere, ce ne sono di giocatori forti – spiega il mediano di Ostia intervistato all’interno della rivista dell’Aic ‘Il Calciatore’ –. Io pero’ la Nazionale l’ho sempre vista come una famiglia e non è insomma che abbia messo un paletto, punto e basta. Se capita, chissà, che l’allenatore si fa vivo con me, che ritiene che possa servire, che dica che c’è bisogno, allora? Certo che gli anni sono quelli che sono, sempre 34”.

“Potrei anche chiamarla utopia, so che sono più vicino a smettere ormai, ma il sogno che mi rimane è vincere qualcosa di grande con la Roma. Noi siamo forti, ma so che ce ne sono di più forti di noi, ma non posso smettere di sognare, anche perché questo vorrebbe dire che finirei per allenarmi più piano, mangiare peggio, andare a dormire più tardi”. Così Daniele De Rossi a 48 ore dall’impegno della Roma negli ottavi di Champions League con lo Shakhtar Donetsk. Il capitano giallorosso confessa che “mi piace la vita che faccio, e so già che soffrirò quando me ne staccherò. Al dopo così ci penso, non voglio arrivare a svegliarmi una mattina e ritrovarmi a dire, che faccio adesso? Allora ci penso, senza togliere spazio e forze. Non mi piace la cravatta, mi vedo meglio ancora con gli scarpini ai piedi. Allenare magari? Forse, credo che fare il secondo potrebbe essere un qualcosa che mi andrebbe di fare, che so, con Di Francesco o Spalletti o altri con cui mi sono trovato bene. Così sì, stare ancora sul campo e vivere lo spogliatoio, niente giacca e cravatta”.

Fonte: Ansa

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