Il Tempo L’assassino di “Gabbo” ora gira sull’ambulanza

Gabriele Sandri

(A. Ossino) – Luigi Spaccarotella ha ottenuto la semilibertà. La notizia arriva quando mancano soli 5 giorni al decimo anniversario della morte di Gabreiele Sandri, ucciso dall’agente della Polstrada l’ 11 novembre 2007, in seguito ad alcuni tafferugli avvenuti all’autogrill di Badia al Pino, vicino Arezzo, lungo l’autostradaAl. Spaccarotella, condannato a 9 anni e 8 mesi per la morte di “Gabbo”, era entrato in carcere nel febbraio del 2012, quando la Cassazione aveva emesso la sentenza definitiva. Da quel giorno aveva trascorso le sue giornate nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. E adesso, dopo aver scontato circa metà della pena, potrà uscire dal penitenziario durante le ore diurne. In realtà Spaccarotella lavorava già come volontario presso una Misericordia, visto che nessuna impresa di Arezzo aveva avuto il coraggio di assumerlo per paura di ritorsioni da parte di tifosi laziali, come afferma Padre Giovanni Serrotti, il parroco che da sempre lo segue. Quell’ 11 novembre, la morte di Sandri, la stessa che aveva scosso tutte le curve italiane e il resto del Belpaese, era avvenuta in modo surreale. Perché chi avrebbe dovuto pensare all’incolumità della popolazione, aveva ucciso un ragazzo che stava dormendo.

All’autogrill di Badia al Pino, la bagarre era cominciata poco dopo le 9. Un accenno di rissa tra juventini e laziali aveva attirato l’attenzione della polizia stradale. “Gabbo” era lì, insieme a quattro amici. Non aveva nulla a che fare coi tafferugli. Quando Spaccarotella aveva aperto il fuoco il ventiseienne dormiva in macchina, sulla Renault che doveva portarlo a Milano per vedere la partita in cui la Lazio affrontava l’Inter. Quella pallottola esplosa da molto lontano lo aveva colpito al collo. I soccorsi si rivelarono inutili. La morte di “Gabbo” fece esplodere le curve: Roma, così come molte altre città, videro le strade affollarsi di persone irate, disposte a manifestare anche con violenza contro quel gesto atroce. Individuare il responsabile non fu difficile. Ma Spaccarotella, in attesa del giudizio, non subì alcuna carcerazione preventiva. Le indagini fecero il loro corso e l’indagato fu condannato in primo grado a 6 anni di reclusione per omicidio colposo, determinato da colpa cosciente. In secondo grato la pena fu più elevata: nove anni e quattro mesi di reclusione. E nel 2012 viene rigettato il ricorso in Cassazione. La sentenza diventò irrevocabile, definitiva, proprio come le conseguenze di quel grilletto facile.

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