Il Messaggero Di Francesco. Un tecnico anti-Zeman: lo dicono i numeri

(U. Trani) I paragoni, e non solo nel calcio, sono sempre d’attualità. Succede spesso che se ne facciano sulla Roma. Di oggi e di ieri. Tra quella di Di Francesco e l’ultima di Spalletti. Ora può essere solo parziale, limitato alle prime 4 gare della stagione. L’inizio dei giallorossi nel 2016 e questo nel 2017. La differenza, più che nei risultati che un anno fa (1 vittoria in meno) furono più compromettenti (eliminazione dalla fase a gironi della Champions nel playoff contro il Porto), è nei punteggi. Che indicano come il nuovo corso punti più sull’equilibrio. Perché, dal 20 agosto a sabato, le reti incassate sono la metà, appena 3, e addirittura prese nella stessa partita, contro l’Inter, proprio nella notte del ritorno da ex all’Olimpico di Lucio. Che adesso ha la migliore difesa della serie A, avendo subìto solo 1 gol, a differenza della sciagurata partenza di dodicimesi fa quando ne contò 6.

LAVORI IN CORSO – Il dato, insomma, è già significativo. Eusebio, smentendo chi lo considera tatticamente l’erede di Zeman, sa bene che la fase difensiva, soprattutto in campionato, fa spesso la differenza. Così, dal debutto a Bergamo, ha sempre puntato sul 4-1-4-1, usando il pressing e la compattezza per non concedere chance. Ogni partita è poi stata diversa. Contro l’Atalanta i rischi sono stati minimi e solo nel finale quando si è fatto male Peres e a destra ha dovuto spostare Manolas. Contro l’Inter ha pesato il crollo fisico negli ultimi 20 minuti dopo aver chiuso la prima parte, come nelle altre 3 partite, senza prendere gol. Contro l’Atletico è stata l’unica partita in cui è risultato decisivo (e anche tanto) Alisson, soprattutto nella ripresa quando gli interpreti di Simeone hanno mostrato di essere qualitativamente e fisicamente superiori. Contro il Verona il portiere si è solo bagnato per la pioggia.

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