Celta-Roma, 17 anni fa l’unico precedente a Vigo con un protagonista speciale…

La coincidenza è straordinariamente sorprendente. Anzi, bisognerebbe usare il plurale: le coincidenze. Celta Vigo e Roma si sono affrontate una sola volta nella storia. Accadde in amichevole. Era l’11 agosto 2000, diciassette anni e due giorni prima di questo Celta Vigo-Roma, domenica 13 agosto 2017.

Quella Roma – era la Roma di Fabio Capello – era stata costruita con l’obiettivo di riconquistare uno scudetto che mancava a Trigoria dall’8 maggio 1983. Per questo, il 6 giugno 2000 aveva presentato al popolo romanista Gabriel Omar Batistuta. Il bomber per antonomasia, il Re Leone, uno dei colpi più sfarzosi della storia della Roma. E proprio pochi giorni prima del test con il Celta Vigo, il club aveva continuato l’opera di rafforzamento con l’ingaggio di Guigou, Samuel, Zebina, Emerson, e il gradito ritorno di Abel Eduardo Balbo.

Eppure, la Roma che scende in campo quel giorno contro il Celta è ancora un cantiere aperto. Dopo lo scontato successo contro gli austriaci del Lebring, fatica con una rappresentativa locale, pareggia con i turchi del Genclerbirligi, perde per 1-0 con il Real Oviedo e pareggia nuovamente, stavolta con l’Hertha Berlino.

Anche quell’11 agosto 2000, contro il Celta, la Roma non riesce a imporsi. Passa in vantaggio con Delvecchio, ma al 25’ della ripresa si fa raggiungere dalla rete di McCarthy, per poi cedere dal dischetto.

Secondo la rivista “La Roma”, si tratta però di un ottimo pareggio: “I giallorossi tornano da Vigo con alcune risposte importanti”, scrive. La rivista non ha dubbi su chi sia il migliore in campo: “La Roma” ‘elegge’ Eusebio Di Francesco, che batte la concorrenza di altri campioni come Totti, Batistuta, Aldair e Montella. Diciassette anni e due giorni prima di questo Celta Vigo-Roma, l’attuale tecnico romanista viene giudicato così dal periodico: “Anche se ha giocato solo un tempo, ‘DiFra’ è stato comunque il migliore in campo. Il turbo giallorosso ha sovrastato in lungo e in largo il centrocampo avversario, chiudendo i varchi alla manovra del Celta e non rinunciando ad alcune efficaci proiezioni offensive”.

Lo chiamavano ‘Turbo’ perché Eusebio era ovunque. Perché dava tutto in campo con quella maglia con cui quali proprio in quella stagione vincerà il campionato, per la Roma. Diciassette anni dopo lo scudetto 1983 e diciassette anni prima di diventarne allenatore.

Fonte: asroma.com

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