Il Messaggero Spalletti: «Un favore al mio club»

(A. Angeloni) La vittoria di Palermo asciuga un po’ la polemica accesa da Pallotta: «Avevamo bisogno di questo successo», ha detto ieri il presidente (oggi il suo compleanno, auguri). E soprattutto calma qualche calciatore importante che, per stessa ammissione di Spalletti, ha accusato un po’ di stanchezza. La questione Totti poi, è lì che fa la supervisione.

Lucio fa il punto, da Jim in poi. «Sono entrato in un momento di difficoltà, e non ho chiesto niente al presidente. Anche a fine anno ho accettato decisioni già prese che poi mi andavano anche bene e abbiamo agito in base ai giocatori che ci hanno portato via. Non abbiamo fatto strategie future, a fine stagione potevamo già salutarci. Il secondo anno era stato messo per dare idea ai calciatori che ci sarebbe stato un seguito, bisognava vedere come si finiva: abbiamo cominciato bene, ora c’è un po’ di stanchezza e di difficoltà. Le squadre che giocano avendo due soli giorni di riposo vedono calare le vittorie del 40%, noi abbiamo avuto 14 partite in cui abbiamo avuto solo due giorni di recupero. Il mio futuro? Se perdo altre 2 partite non finisco nemmeno questa stagione, perché mi mandano via. Si ne sono perse 4 su 5 e si parla di questo… Le cose cambiano velocemente, quindi gli ho fatto un favore a non rinnovare il contratto, devo ancora meritarmelo. Pallotta ha mandato via un allenatore, Gracia, ancora sotto contratto». Si pensa anche a un motivo legato al mercato e da lì nasce la domanda sul motivo per il quale non si sia acquistato un vice Dzeko a gennaio. «Abbiamo difficoltà a fare mercato, ci sono cose che si dicono e quelle che non si dicono. Edin è stato importante quest’anno perché ha saputo che si contava su di lui. Ci mancava Perotti ma questo pacchetto di partite per noi è stato troppo, io ho cambiato poco e male ma il secondo infortunio di Florenzi è stato devastante». Ma per fortuna, prima del Lione, c’è stato il Palermo, una sorta di passerella per qualche riserva (o alternativa).

SANTO BARBERA Non c’è Dzeko, davanti i due attaccanti veloci, anche un esperimento tattico. «Le mie intenzioni erano di trovare tra le linee El Shaarawy e Salah, per farli giocare contro i loro centrali difensivi e con i quinti di centrocampo a tagliare fuori gli altri difensori, si poteva fare anche meglio. Paredes? Con squadre che ti danno il pallino in mano, va bene anche davanti alla difesa, possiede un piede che hanno pochi in giro. Bisogna che migliori nelle distanze». Buona anche la prestazione dell’esordiente Grenier, che studia da vice Nainggolan. «E’ un po’ il suo ruolo, il fatto di giocare tra le linee, che salta addosso al mediano. E’ poi difficile che restituisca il pallone all’avversario, ha un bel piede». Scudetto impossibile? «Si spera sempre che la Juve cali ma è un obiettivo mobile, che si allontana sempre. Siamo contenti di quanto fatto ma loro sono fortissimi, dopo aver faticato ritirano fuori l’orgoglio della squadra vincente. Pensiamo a fare passo dopo passo, senza guardare alla fine. Il passo fatto bene ci consente di guardare con fiducia alla partita successiva». E la successiva è il Lione, lì serve, come dice Spalletti «l’urlo della sud». E’ dura ma chissà.

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