Il Messaggero Spalletti: «Conta Totti, non conto io»

(S. Carina) Più che «l’ossessione per la vittoria», torna l’ossessione per Totti. Stavolta Spalletti lo utilizza per sviare dall’annosa querelle contrattuale che rischia di rovinare ogni pre e post-gara della Roma. È un crescendo boleriano quello del tecnico, che inizia davanti alle telecamere di Mediaset e Sky: «Il mio rinnovo? Sono convinto che Francesco debba rinnovare. Ci serve trovare leader come lui. Lui deve fare quello che si sente. La questione è semplice, lo abbiamo chiarito bene, o vinci oppure vai via. Se vale la vittoria in una delle due coppe nella mia scelta? L’altra volta dopo tre secondi posti, sono arrivato quinto (sesto, ndc) e sono dovuto andar via. Quindi Totti deve rinnovare. Come cosa c’entra? C’entra perché sono i calciatori quelli importanti, non io. Qui a Roma sono abituati ad arrivare secondi, quindi se non si vince, è giusto che si vada a casa. Ripeto, il discorso è semplice, deve avvenire tutto naturale. Ma per me Totti deve rinnovare».

Una volta in sala stampa si lascia andare ulteriormente: «Se avessi avuto a che fare soltanto con voi (dice riferito alla platea che lo ascolta, ndc), non sarei tornato. Perché voi non mi siete simpatici. Io sono chiarissimo, se qualcuno non l’ha ancora capito è così. Sono tornato per la gente e per la Roma. Facciamo rinnovare Totti dichiara per l’ennesima volta Perché mi dite che vado fuori tema? Io parlo di quello che voglio, come lei mi domanda quello che vuole. A me dei complimenti non me ne frega niente. Siete sempre venuti a metterla come un problema, uno scontro, perché non me lo domandate più di Totti? C’entra eccome Totti, nel senso che devono crescere altri calciatori come lui. In questo mese ne servono diciassette-diciotto, altrimenti andiamo fuori da tutte le competizioni. Totti non è la soluzione, è averne diciotto la soluzione. Non voglio che smetta con me, se lo fanno smettere vado via anche se vinco. O lui firma o anche se faccio il triplete vado via».

DEDICA A ALE È un peccato. Perché dopo questo sfogo voluto e cercato dal diretto interessato, tutto passa in secondo piano. E pensare che la serata aveva fatto vedere una Roma bellissima, determinata che aveva chiuso la partita in appena 17 minuti e poi accelerato e rallentato a suo piacimento, quasi si trattasse di un’amichevole di metà settimana. Dopo queste parole, però, anziché parlare della ventinovesima rete di Dzeko, della bellissima dedica a Florenzi con il numero 24 sulla maglia («È stata una botta, dispiace soprattutto per il ragazzo. È come se fosse tornato a giocare con noi, l’abbiamo portato con noi in campo»), della perla di Paredes o del ritorno al gol di Salah, inevitabilmente nei prossimi giorni si discuterà esclusivamente delle dichiariazioni di Spalletti che hanno spiazzato un po’ tutti. Non solo in sala stampa. E siamo ancora al 20 febbraio.

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