Il Messaggero Paredes, una rete per provare a cambiare il destino

(A. Angeloni) Non sarà mica colpa di Paredes se davanti si trova gente come Strootman, come De Rossi, come quel turbo di Nainggolan. Ha bisogno di avere pazienza e aspettare tempi migliori, come è successo ad altri. Ogni tanto, questi tempi, arrivano e lui non è pronto, altre va così e così, altre ancora, come l’ultima gara contro il Torino, va che è una meraviglia.

Poi, certo, ci sarà ancora da migliorare e lui stesso lo sa, ma prestazioni come questa aiutano. E si migliora soltanto avendo una continuità di gioco, perché solo così trovi sicurezza, ti fa entrare meglio in certi meccanismi tattici e ti fa capire quanto sia reale il tuo valore. Paredes sta aspettando, nonostante la Roma abbia avuto più di un’occasione per cederlo. Perché Leo è un pezzo pregiato, ha un prezzo che fa gola. Pure lui è di diritto un signor plusvalenza. Il destino, però, lo ha sempre trattenuto e vedremo fin quando sarà così, per adesso si è calato nel ruolo di prima riserva e risponde come deve, come può. Titolare a Crotone e titolare contro il Torino. Meglio qui che in Calabria.

Stavolta anche con gol, bellissimo: tiro al volo di contro-balzo alla sinistra di Hart. Mamma mia, mamma mia, diceva l’argentino dopo la botta scoccata verso il portiere (non brillantissimo) inglese. Mamma mia, ha ragione. Un gran gol, figlio del talento. Fin qui ancora non totalmente espresso. Tornando a prima: c’è da aspettare. Mercato permettendo, ovvio. «Devo ancora migliorare, ho due compagni di riparto fortissimi e lavoro per essere alla loro altezza», così sussurrò Leo, con timidezza, alle televisioni nel post partita. La Roma continua a volare e non molla il secondo posto. «Bisognava dare una risposta a Juve e Napoli, contro il Torino è stata una gara controllata dall’inizio alla fine. Avevano vinto tutte e noi non potevamo sbagliare. Il gol? Ho visto la palla arrivare, ci ho provato ed è andata bene». Mamma mia. Cresce lui e cresce la Roma. «Era quello che dovevamo cambiare e lo stiamo facendo. Dobbiamo continuare a lavorare». Perché tutto cambi ancora. Anche il destino, magari.

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