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Conferenza stampa, Spalletti: “Nessuna novità sul mio futuro, pensiamo solo a questo derby che vale triplo. Nainggolan è l’evoluzione della specie calciatore”

Alla vigilia della semifinale d’andata di Coppa Italia contro la Lazio, il tecnico giallorosso Luciano Spalletti ha incontrato i giornalisti nella consueta conferenza stampa pre-match. Queste le sue parole:

Bollettino medico: 

“Il percorso di Florenzi sarà abbastanza lungo, anche se avendoci parlato ora ha sempre questo sorriso stampato fin dal primo momento dell’infortunio e questo è il miglior viatico per essere il prima possibile a disposizione. Emerson si è allenato e non ha sentito niente, ma se anche oggi andrà così sarà a disposizione. Spalletti nessuna novità in confronto a quanto detto, niente di nuovo e si prosegue sulla stessa strada”.

Com’è cambiata la Lazio rispetto alla partita di campionato?

“La Lazio è stata costruita bene, l’unico dubbio mi sembrava l’allenatore ma lui in questo periodo ha dimostrato di non essere il rincalzo di nessuno. Abbiamo di fronte un avversario forte”.

Le tre partite della settimana tolgono di più a livello mentale o fisico?

“Sono tre partite che stimolano moltissimo e non tolgono assolutamente niente. Questo è il livello di calcio e di confronto che volevamo raggiungere, ci siamo dentro fino al collo, è il nostro ambiente, è una cosa normale. Dal punto di vista fisico ci saranno delle dispersioni, saremo costretti a cambiare qualcuno, ma sono convinto che la squadra si farà trovare pronta in qualsiasi scelta che farò. I calciatori hanno un’evidente maturazione ormai, nel discorso di domenica sera prima della partita si è toccato questo tasto, c’è un cambiamento, una sostanza che si chiama maturazione, che la squadra ha fatto. E’ una cosa fondamentale, soprattutto la forza mentale per andare ad affrontare questo periodo, che ci vede di fronte a delle squadre di grandissimo spessore”.

La Roma arriva meglio a questo derby, si aspetta un atteggiamento conservativo da parte della Lazio?


“Non sappiamo mai come ci arriviamo dentro le cose, perché è una questione di quello che è successo. Ma sappiamo come uscirne perché possiamo determinare dentro la partita. Come ne usciamo? Ci sono dei dati ma non hanno mai valore nel piatto che bisogna riempire. Quello che faremo determinerà come ne usciremo. Noi ovviamente ne vogliamo uscire bene, ma loro faranno la partita che sanno fare perché non ho mai visto cambiare totalmente il loro modo di essere. Riescono a compattarsi sotto palla come hanno fatto contro l’inter, ma ogni ripartenza è fatta di corsa e di qualità, perché hanno giocatori di forza fisica, di velocità e tecnica. In tutte e due le cose che sceglieranno sono squadra, e noi dobbiamo fare altrettanto mettendoci anche di più perché vogliamo vincere questa semifinale”.

La forza di Dzeko, Nainggolan e Salah insieme?

“Proprio per le qualità diverse che hanno possono essere un completamento di un assieme e di una forza che poi dà sempre sbocchi importanti. Uno è fisico e tecnico, uno è veloce e leggero però velenosissimo quando attacca la porta come Salah, l’altro sa fare tutto perché puoi chiedergli qualsiasi cosa e la sviluppa. Vi siete divertiti a trovare aggettivi e fare paragoni: uno di questi potrebbe essere ‘l’evoluzione della specie calciatore’, perché se ne hai dieci di lui io sono convinto che esce una squadra fortissima anche senza badare al ruolo. Con dieci Nainggolan viene una squadra fortissima. Diventa facile trarre delle conclusioni che un reparto fortissimo, di quelli che fanno da traino alla squadra: i gol sono importanti e ci porteranno fino in fondo in questo modo che stanno gestendo adesso”.

Come cambia preparare un derby che ha anche un ritorno?

“È molto simile all’altra, perché dare tutto deve essere una costanza. Quando hai alle spalle una città e un tifo come quello della Roma ma anche quando si è un professionista hai degli obblighi di professionalità e di competenza per far vedere una convinzione e una forza, da parte mia e dei calciatori. Il derby vale triplo. La partita, l’accesso a una finale è la cosa più importante: accedere a una finale che si gioca a Roma. E perchè sta a cuore ai nostri tifosi e noi siamo sensibili a questo. Secondo me abbiamo raspato sul fondo del barile sempre nell’avvicinarsi alle partite, perché non ho mai visto un atteggiamento o un sopracciglio di quelli che non gli interessa la causa del motivo per cui siamo qui. Ma questa volta, se ci fosse ancora dello spazio, si va ancora più sul fondo, più su dentro per raspare ancora più in profondità.

In un derby si annullano le differenze tecniche delle squadre in campo?

“Dipende dalle differenze, anche se il derby avvicina molto le qualità e le possibilità. Qualsiasi partita ha dei punti in comune e il derby ne ha molti di più, li avvicina molto di più. In questo caso qui poi c’è meno differenza che tra la Juventus e il Torino per cui sarà sicuramente una partita più equilibrata dell’altro derby. Ha fatto vedere che spesso il fatto emotivo può dare e togliere qualcosa: un po’ di paura, un po’ di timore a fare delle situazioni, a portare avanti dei concetti nella partita. Poi però quando il timore bussa alla porta ci deve essere il coraggio di aprire, guardare e in quel momento non avere più timore”.

La Roma viene considerata favorita: è meglio o peggio arrivare così al derby?

“A volte quelli che dicono che ora sei favorito sono quelli che hanno fatto il tweet che Dzeko per fare gol andrebbe tolta la porta da fondo campo, o che Emerson non lo considerano dentro i 20 calciatori della rosa, o che Jesus è venuto qui perché era un avanzo… C’è da vedere chi lo dice. Quello che si scrive rimane e non va via. Non la vedo così. Io dico che ci sono due squadre forti che si affronteranno ad armi pari perché entrambe hanno portato avanti un discorso fatto di gioco, di vittorie, di componente squadra senza andare poi ad approfittare di niente ma solo della propria forza. Noi abbiamo degli obiettivi ugualmente importanti oltre quello che può essere questa partita qui e ci sono altre cause di quella che è la composizione di un lavoro, di una strategia, di un programma societario. Loro danno molto a questa e dipende come gestiranno la tensione di dare tutto in questa partita. Intanto siamo migliorati perché non ho visto video girare legati a guerre e armamenti per cui è segno che siamo migliorati”.

Quanto incide il pubblico che anche stavolta, come nell’ultimo derby, diserterà lo stadio?

“Prima di tutto per quanto mi riguarda, per me conta solo l’ultimo derby ma anche per i giocatori. Conta questo, tutto quello che è avvenuto nei derby precedenti non conta niente. Se qualcuno vorrà vedere nella partita di domani una curva vuota non sarà la nostra, perché quello è un luogo di riferimento di quella che è la passione dei nostri tantissimi sportivi. Quella è casa nostra e quando si guarda a casa nostra la vedi sempre piena. Se mi immagino casa mia la vedo sempre piena. Idealmente è così. Le statistiche dicono che siamo moltissimi e in continua crescita, ovunque si respira aria giallorossa, è dipinta l’aria qui. Non è solo annusata, è visibile. Per cui Curva piena domani, pienissima. I tombini del cemento armato, lì dentro ci scorre giallorosso. La Curva Sud è casa nostra, è il nostro luogo, è un riferimento, un luogo che sarà sempre affollatissimo e che noi vedremo sempre pienissimo.

Perrotta le deve quasi tutte le fortune della sua carriera grazie a quella posizione in campo dietro Totti. La sua più grande intuizione è però lo spostamento di Nainggolansulla trequarti?

“Perrotta gli assomiglia molto. Fisicamente sta bene e se gli si chiedesse di fare un tempo lo farebbe ancora, soprattutto domani. Sono quei giocatori che si adattano a fare tutto, partiti dal niente. Mi ricordo la prima volta che incontrati Perrotta in un ristorante, lo trovo lì e mi viene a salutare dicendo: ‘Se viene fuori una situazione di squadra io gioco in tutte le parti ma qui ancora il concetto di squadra non si percepisce’. Nainggolan si adatta a fare tutto. Se gli chiedi, lui codifica e va. Se non gli chiedi, va ancora di più. Ti immagini abbia benzina 10 e quando sta in riserva lui ti dà lo strappo per fare altre due km e fare il pieno. Se lo metti davanti alla difesa lui ti raddoppia quella qualità lì. Racchiude la personalizzazione di tanti altri ruoli. Ha i tiri che abbiamo visto domenica, rincorre l’uomo al limite dell’area. Di solito, se un giocatore fa una cosa poi non fa l’altra. Ti fa i dribbling nello stretto, rincorre 10 giocatori, è un animale raro. Non ho nessun merito, quindi”.

La squadra potrebbe correre il rischio di diventare troppo dipendente dalle caratteristiche di Nainggolan?

“No, anche perché la squadra è forte. Se si parla di maturazione, di maturità è proprio attraverso l’esser cresciuti su delle qualità complessive dell’addizione dei calciatori stessi, perché sennò non potremmo dire questo. Ci sono anche delle partite dove lui non ha giocato, un mini periodo dove non ha giocato ho scelto altri e la squadra ha vinto lo stesso. Sennò si torna a rifare gli stessi errori che abbiamo fatto fino a questo momento qui. Secondo me la Roma non è un calciatore solo, la Roma è e deve essere una squadra, una società, un assieme di impegno e di conduzione professionale che poi porta a un confronto contro un’altra grandissima società o contro altre grandissime società. Radja ha risposto bene domenica dopo la partita: io faccio questo per la squadra perché loro mi aiutano a fare questo. Quella è la soluzione a tutto, è lo svolgimento di tutto perché probabilmente essendo una squadra che ora ha questo equilibrio lui riesce a metterci qualcosa in più. Messo dentro una squadra forte il suo contributo è ancora più evidente. Il ragionamento generale è quello lì, abbiamo bisogno di un’addizione di calciatori forti per avere una squadra forte. Un calciatore forte da solo non può mai far vincere una squadra. Il potere assoluto toglie qualsiasi voglia di cercare soluzioni, il potere assoluto ti dà l’interesse e basta della tua gestione non ti porta a cercare qualcosa in più. Diventa fondamentale la crescita generale”.

De Rossi potrebbe riposare domani?

“E’ un modo carino per chiedermi qualcosa della formazione: io ti capisco, ma tu devi capire me, diventa difficile andare lì dentro. Effettivamente li devo rivedere. Qualcuno ha giocato questi 90 minuti giovedì e domenica. De Rossi l’ho fatto giocare giovedì proprio per dargli il senso che non era una partita scontata, è il capitano. La risposta voleva evidenziare che sempre si sta attenti a più di un dettagli, ci si fa attenzione anche adesso. Però è soprattutto quello che fanno vedere loro nell’allenamento di oggi pomeriggio, bisogna vedere le botte prese e le sensazioni, per cui non te lo dico se gioca domani”.

Secondo lei domani è un esame che deve superare anche l’Olimpico?

“Io sono sempre fiducioso, è un’occasione importante da cogliere quella messa a disposizione. Quando ci sono due pensieri totalmente diversi, come successo per lo stadio, il punto di incontro sta sempre a metà. E’ difficile che uno sia nelle condizioni di doverti concedere tutta la sua ragione, dobbiamo fare quello che è il nostro ruolo, fare bene quello che è il nostro obiettivo ovvero vivere queste serate e questi momenti qui. Noi tutti dovremmo avere quello come punto più alto nel nostro comportamento. Se vado ad assistere a Roma ad una partita di notte è più bello, c’è atmosfera. Le più belle partite si giocano in notturna, ci si diverte, si ride, si mischiano i colori deve essere così. Ci danno un’occasione noi dobbiamo andare verso questo punto d’incontro. Se non fossi in campo domani andrei a vedere la partita, tornerei a casa raccontando le cose belle a mia figlia”.

Redazione GazzettaGialloRossa.it

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