Stadio della Roma: le torri della discordia e la deadline

(N. Santarelli) – Le torri della discordia. Sono quelle del progetto per lo stadio della Roma. Torri, progettate dall’archistar Daniel Libeskind, che rappresentano il cuore dell’operazione finanziaria del Presidente della Roma James Pallotta e dell’immobiliarista Parnasi e che non piacciono all’assessore all’urbanistica di Roma Capitale Paolo Berdini. In un’intervista al Corriere della Sera, Berdini ha ribadito che se la Roma vuole fare lo stadio dovrà rinunciare al business park.

BERDINI: UNA POSIZIONE SEMPRE OSTILE ALLE TORRI – Posizione assolutamente nota quella dell’assessore all’urbanistica del Campidoglio e ribadita più volte nel corso di questi mesi. A dire il vero, la prima volta che Berdini manifestò la sua contrarietà al progetto dello stadio della Roma a Tor di Valle era settembre del 2014, quando rilasciò un’intervista al Messaggero. Già allora Berdini parlava di cubature da ridurre. “Tirare su in quell’area un milione di metri cubi per uffici e hotel mi pare arduo”. Tornado all’intervista di questi giorni, Berdini ha spiegato che “c’è stato un momento in cui sembrava prevalere un atteggiamento  più elastico. Ma ora la giunta è compatta nel pretendere il rispetto del piano regolatore”. Negli incontri in Campidoglio infatti una parte del Movimento 5 Stelle, rappresentato dall’ex vicesindaco Daniele Frongia e dal Presidente del Consiglio Comunale Marcello De Vito, ha cercato di mediare e di trovare un’intesa che permettesse di non dover riscrivere la delibera di interesse pubblico del dicembre del 2014. E che la partita sia ancora in corso lo testimonia l’incontro di venerdì mattina in Campidoglio tra Baldissoni, Parnasi e la sindaca Virginia Raggi. Mancano pochi giorni alla chiusura della conferenza dei servizi in Regione (febbraio 2017) e se la posizione sulle torri di Berdini rimarrà ferma. trovare una sintesi, nel rispetto della delibera del dicembre 2014, sarà impossibile. Il business park infatti serve per realizzare le tante opere pubbliche richieste alla Roma dal Comune e che rappresentano condizioni fondamentali per l’interesse pubblico dell’intero progetto. Opere pubbliche che andranno a riqualificare l’intera area di Tor di Valle a costo zero per il Comune di Roma e per i cittadini. Chi ha buona memoria ricorderà che il giorno in cui James Pallotta presentò all’allora sindaco Ignazio Marino il primo progetto dello stadio, quello non definitivo, ovvero il 26 marzo del 2014 in Campidoglio, le torri non c’erano e nessuno le nominò. Al punto che quel giorno la domanda a cui non venne data risposta in sala della Protomoteca fu: “In che modo si troveranno i soldi per realizzare questo progetto?”.

Solo successivamente nel progetto definitivo sono comparse le torri, che secondo una stima fatta nel settembre del 2014 da Il Fatto Quotidiano potrebbero avere, una volta messa a rendita, un valore di 2 miliardi di euro. E’ il business park il cuore di questa operazione. E a gennaio la sindaca Virginia Raggi dovrà decidere: o dice sì allo stadio della Roma e rinuncia all’assessore Paolo Berdini o si tiene l’assessore e mette una pietra sul progetto. Il tempo stringe, a breve bisognerà necessariamente prendere una decisione,nella consapevolezza che una modifica sostanziale del progetto in discussione in Regione, significa riscrivere la delibera e dunque azzerare quanto fatto fino ad oggi.

Fonte: ilposticipo.it

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