I 40 anni di Francesco Totti: classe e ironia, un campione senza tempo

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Pupone, Gladiatore e goleador unico, 25 stagioni da leggenda.

Quella pennellata col contagiri alla cieca di mercoledi’ per innescare il pallonetto di Dzeko, nella prima partita intera disputata dopo un anno, e’ il marchio di fabbrica di Francesco Totti, il decano tra i campioni del pallone, che martedi’ prossimo festeggera’ i 40 anni senza alcuna voglia di appendere gli scarpini al chiodo. Una carriera inimitabile – perfino a dispetto dei pochi titoli vinti – dai campetti dell’oratorio fino all’Olimpico, 25 anni in serie A e la stessa voglia di stupire e divertirsi, di inventare calcio e di segnare valanghe di gol, ammirato dagli avversari, un idolo per generazioni di calciatori cresciuti studiando le sue magie.

Da Pupone a Gladiatore, dai libri di barzellette a quelli da Cicerone nella sua citta’, dallo scudetto al titolo mondiale, da ambasciatore dell’Unicef agli spot di successo pieni di ironia con la moglie Ilary Blasi, oltre a tanta silenziosa beneficenza.

Questo e molto altro c’e’ nel fantastico mondo di Totti, il romano piu’ famoso dopo Alberto Sordi, uno dei pochi punti fermi di una citta’ in declino forse irreversibile, che compie 40 anni, un’eta’ che in campo raggiungono pochi portieri. Lui invece, dopo una crisi dovuta anche a infortuni, e’ tornato pimpante e decisivo avendo convinto Spalletti della necessita’ di utilizzarlo.
Ne e’ passata di acqua sotto i ponti del Tevere dall’esordio del predestinato sedicenne di Porta Metronia lanciato da Boskov all’epilogo di Brescia-Roma il 28 marzo 1993, che segna il primo gol con ‘papà’ Mazzone al Foggia il 4 settembre 1994. Il ragazzino imberbe, un po’ sfacciato e indolente, si trasforma in grande professionista, affina le sue doti tecniche mettendole al servizio del collettivo con Zeman e con Capello per sbocciare come il maggiore talento italiano del nuovo millennio.

Tacchi e cucchiai ma anche visione di gioco, lanci ispirati e assist e la costante implacabile di gol a raffica che, dopo 25 anni con pochi chiaroscuri, lo hanno portato al secondo posto tra i goleador italiani. Solo Silvio Piola lo precede di 25 gol , ma con 249 in serie A e’ gia’ nella leggenda del pallone. Da trequartista a seconda punta fino a prima punta con Spalletti, per poi tornare di nuovo indietro, ma con licenza di inventare.
Poi Luis Enrique, ancora Zeman, Garcia e di nuovo Spalletti in un rapporto conflittuale che si e’ rinsaldato e che gli spiana scampoli di carriera. Sul suo raffinato talento, plauso unanime.
Qualcosa tolgono gli improvvisi raptus (sputa a Poulsen, scalcia Balotelli, sente troppo i derby), oltre a due tremendi infortuni e una placca che ingabbia la caviglia sinistra da dieci anni.
Con l’azzurro amore intermittente: 9 gol in 58 partite, ma il cucchiaio con l’Olanda e’ uno scapigliato inno alla gioia e il rigore con l’Australia spiana la strada verso il titolo mondiale.
Con la Roma e’ identificazione totale: capitano dello scudetto, raggiunge il sogno di giocare fino a 40 anni: 305 gol in 762 presenze , 249 in 604 gare in serie A, con 2 triplette e 45 doppiette. In Europa la perla tra i 38 gol siglati in 98 partite e’ la bomba che ammutolisce il Bernabeu firmando il successo sul Real il 30 ottobre 2002 ma c’e’ anche l’esterno chirurgico a Manchester con cui diventa a oltre 38 anni nel 2014 il marcatore piu’ longevo della Champions. Ma e’ sui campi di A che in 25 anni da’ il meglio: quello che lo stesso Totti ritiene il gol piu’ bello e’ il fiammeggiante cucchiaio che sfodera a San Siro (2-3) con l’Inter il 26 ottobre 2005, che va di pari passo con il colpo da biliardo dell’esterno al volo che si insacca nella porta della Samp (2-4) il 26 novembre 2006.
Pescando in un repertorio variegato c’e’ un altro cucchiaio, quello del 5-1 alla Lazio il 10 marzo 2002 (con la dichiarazione d’amore a Ilary nella t-shirt, ‘6 unica’), accanto all’ubriacante dribbling al Torino con finta al portiere con la suola il 6 gennaio 2002.

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