GAZZETTA DELLO SPORT L’ingresso, il boato, l’assist: Totti da favola ma senza lieto fine

Totti
Totti

(D. Stoppini) – È entrato con la fascia al braccio, quando Roma s’era raffreddata perché il sole delle vittorie aveva lasciato spazio all’umidità dell’Olimpico, sotto forma di un colpo di testa di Rossettini. Il Bologna s’era fatto vivo in mezzo a una squadra che si divertiva poco, se non a colpire i pali avversari. E qui è successo che Spalletti s’è aggrappato a Francesco Totti: 45’, quasi due mesi dopo lo strappo di una domenica di febbraio. Così tanto, Totti non giocava da settembre. «Ma io gli voglio bene, lo tratto da calciatore vero», aveva detto il tecnico prima della partita. E da calciatore vero Totti è entrato. Un cenno d’intesa con Spalletti che gli ha ricordato la posizione di sempre, centravanti del 4-2-3-1. E poi non c’è niente da spiegare, niente da capire. Neppure 5’, lo spazio di un caffè con gli amici, e Totti ha già mandato in porta Salah per il pareggio. Ci sono 40 minuti da giocare, l’Olimpico immagina un sogno che solo Mirante nega al capitano di sempre, capitano di panchina, capitano che gioca con un raggio d’azione limitato. Lui cammina, ma il suo piede fa correre gli altri. E lo fa a tratti divinamente, lanciando, forzando un filo la giocata, cercandola e trovandola quasi sempre.

IL BOATO – Però a questa favola manca un pezzo. Manca il lieto fine, forse un capitolo che qualcuno si è divertito a togliere dal libro. Manca il gol 301. E manca pure la vittoria della Roma. Chissà dove sono finiti. Chissà se questo squarcio di primavera varrà come un cambio di marcia sul futuro del capitano, su un rinnovo che non arriva e una decisione ufficiale che slitta, slitta, slitta. Difficile. Difficile che James Pallotta cambi idea. Però il romanticismo di una notte a metà come questa, sarà difficile da cancellare. Il cenno con Spalletti, l’ingresso in campo nel secondo tempo, è parso a un tratto come l’ingresso in campo di Aristoteles da parte di Oronzo Canà. Non è arrivato il successo come per quella Longobarda, non cambierà il destino di Totti. Però che bello. Però… «che bello il boato dell’Olimpico quando sono entrato», che poi è l’unica dichiarazione che ha rilasciato il capitano lasciando lo stadio sorridente. E Spalletti se l’è coccolato: «Se l’ho fatto giocare è perché lo considero un valore aggiunto. Ha dato un contributo importante, ha trasferito entusiasmo allo stadio e poi quello stesso entusiasmo ci è tornato indietro. Ha dato l’impulso giusto al match, tanto è vero che credevo di vincere». Il lieto fine, dov’è finito?

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