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LA REPUBBLICA Furia Pallotta sulla Roma: “Mai più una figura così”

Pallotta
Pallotta

(M. Pinci) «Ehi ragazzi, attenti al Bate!». Sono le parole con cui Luis Enrique saluta la Roma dopo averla tagliata a fette come una mortadella. Un avvertimento, un consiglio, una speranza. Capiranno a Trigoria, dove c’è un allenatore che finora ha perso 12 partite di Champions su 23, fra Lille e Roma, che martedì notte ha subito l’intemerata di Sabatini e che sente sul collo il fiato del fallimento? I probabili ottavi di Champions della Roma sono già inquinati dal sospetto che squadra e società possano sottostimare o mal valutare anche l’ultima partita (se il Bayer non supera il Barcellona alla Roma basterebbe un pari per qualificarsi con la miseria di 6 punti).

Ottavi e vergogne assortite, un potenziale futuro a febbraio tra le prime sedici d’Europa e una difesa scolapasta, un potenziale “undici” da quarto scudetto e una resa media da squadretta. La Psico Roma (Psico non è lo sponsor) è una creatura unica nel panorama calcistico attuale, sofferente, esaltata e/o depressa, convinta e/o spenta, corta e vincente due volte, almeno nove volte balbettante, mai con i nervi a posto, sempre disponibile a cambiare tre o quattro volte il propro umore durante una partita. A Barcellona erano sbagliati i toni dell’avvicinamento («non c’è bisogno di vedere il Clasico per capire cosa sia il Barcellona», precisava Garcia). Si sono rivelate errate le scelte tattiche, ammesso che ne siano state fatte e, infine, è stata intenzionalmente stravolta la procedura di smaltimento dei rifiuti («i gol non contano, uno o sei non fa differenza», ha chiosato il tecnico per minimizzare l’ennesima imbarcata). Nulla di grave, non è successo niente.

E dietro Garcia non stanno meglio. Dietro c’è una società liquida, fatta di silenzi, o di parole sbagliate come l’imbarazzante tweet con cui è stato celebrato il gol di Dzeko («gooooooooooool!»). Il Mundo Deportivo ha definito i giallorossi un «rival desarbolado», un rivale disboscato, che rende bene l’idea della prateria dell’(in)difesa giallorossa. Gli ottavi sono vicini ma nessuno ha il coraggio di pensarci. Neppure Pallotta (sbarcherà a Roma per il Bate?) che si sfoga al telefono con l’ad Zanzi ma rimane inafferrabile: «Mai più figuracce così». Per lui Garcia non si tocca. Ok, fino a quando? Per ora non ci sono colpevoli, in fondo hanno solo perso 6-1. E questa generale auto-assoluzione stride con Maicon («sei erano pure pochi ») e con le scuse di Spalletti alla curva dopo il 7-1 di Manchester. Ieri duro faccia a faccia fra tecnico e giocatori. Basterà alla Psico Roma per ritrovare i valori d’insieme che furono il vanto del primo Garcia? La Roma continua a esporsi a figuracce epiche, i suoi giocatori, sedotti da presunzione e dilettantismo (lo stadio non visionato di Borisov), alternano qualità e inadeguatezza, coinvolgimento e disinteresse (qualcuno ha deplorato Iturbe per aver chiesto la maglia a Messi). I 31 gol subiti in 18 partite indicano che la Roma dovrà raggiungere i suoi obiettivi affidandosi a una delle peggiori difese della sua storia. C’è chi lamenta scarsi allenamenti specifici, dice che ci si aiuta in maniera empirica tra compagni, come se mancasse un canovaccio cui affidarsi. Di chi sia la responsabilità solo loro lo sanno. Ma c’è anche un’altra ipotesi: che nessuno sappia, che nessuno ci capisca niente. A Psicoria tutto può succedere.

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