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IL MESSAGGERO Tavecchio, si muove il Coni

Carlo Tavecchio
Carlo Tavecchio

(C. Santi) – Dispetti e sgambetti con provenienza dalla vecchia casa di Carlo Tavecchio, la Lega Dilettanti. Tavecchio, però, presta il fianco per inciampare di continuo e mettere in difficoltà tutto il mondo del calcio e la sua autonomia. È bufera e in tanti chiedono l’uscita di scena di Tavecchio e il commissariamento della Federazione. Se il presidente vuole fare un passo indietro, ossia vuole dimettersi, è libero di farlo. Il commissariamento è tutt’altra storia e, con quanto accaduto, impossibile secondo lo statuto del Coni. Giovanni Malagò, che anche ieri ha parlato al telefono con Tavecchio, lo ha chiarito benissimo. Dopo aver definito le parole del capo del calcio italiano «inaccettabili e da biasimare» ha osservato che «per dovere di chiarezza sottolineo che non esiste nessun presupposto tecnico-giuridico affinché il Coni possa prendere provvedimenti legati all’eventuale commissariamento della Federazione». Malagò, infastidito da questa nuova e non richiesta bufera, ha aggiunto, parlando di una possibile uscita di scena di Tavecchio che «ritengo che ogni singola persona debba rispondere alla propria coscienza e adottare il comportamento più idoneo». Il presidente del Coni ha chiesto, con urgenza, un report dettagliato alla Federcalcio «per approfondire il caso in questione e le singolari dinamiche della vicenda, su cui si fondano peraltro i successivi chiarimenti e denunce del presidente Tavecchio». Domani Malagò potrebbe prendere una posizione ufficiale, dopo aver fatto il punto sulla questione.

PAROLE IN TROPPA LIBERTÀ Le frasi pronunciate dal presidente della Federcalcio sono inaccettabili, a qualsiasi titolo le abbia pronunciate. Massimiliano Giacomini, il direttore di “Soccerlife”, rivista online del calcio, ha registrato quel colloquio-intervista con il numero 1 della Figc, colloquio che risale al giugno scorso. L’audio, un minuto, svela i contenuti del dialogo: Tavecchio parla di ebrei e di gay. Ma questa è storia nota. Giacomini, che in passato ha gestito “Professione Calcio”, un network vicino alla Lega Dilettati e alla Lega Pro, si sarebbe visto rifiutare un contributo di 150 mila euro da Tavecchio anche se poi il giornalista ha affermato di aver rifiutato lui il contributo. C’è troppo veleno nel Palazzo del calcio e questo veleno chiama in causa il commissariamento, ma anche il mondo della politica. Tutti prendono le distanze da Tavecchio anche se questa operazione non può portare a decisioni nei confronti dell’organismo sportivo. Questo perché le norme del Comitato internazionale olimpico non consentono ingerenze politiche nei confronti dei comitati olimpici nazionali e delle loro affiliate, pena la sospensione.

LEGHE E VELENI La Lega Dilettanti e la Lega Pro, roccaforte di Tavecchio in passato la prima e di Mario Macalli la seconda, sono diventate un problema per l’attuale presidente federale. Con i Dilettanti, il primo sostituto di Tavecchio, Felice Belloli, è andato a sbattere contro la questione delle donne definite «quattro lesbiche», mentre adesso c’è Antonio Cosentino che si definisce un traghettatore. Ai Pro, con Macalli che non ha compreso che c’è una stagione per tutto, dopo essersi visto bocciare il bilancio lo scorso 30 giugno il caos è grande, con documenti fatti arrivare al procuratore federale Palazzi e a quello del Coni, Cataldi, ma anche alla Procura della Repubblica di Napoli e un’elezione prevista per il prossimo 22 dicembre che vede Gabriele Gravina in pole. Dilettanti e Lega Pro, con la corsa alle loro poltrone più importanti, sono due criticità per Tavecchio, che ha già annunciato di volersi ricanditare e che sui voti di queste leghe conta parecchio.

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