IL MESSAGGERO Limiti tattici e tecnici: Garcia e Sabatini sotto accusa

Garcia
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(M. Caputi) Troppo spesso convinti che le critiche a loro rivolte siano pretestuose, premeditate e quindi ingiustificate, dirigenti e allenatore dovranno invece prendere atto che sono solo il campo e le prestazioni a evidenziare difetti, mancanze e naturalmente pregi della Roma, null’altro. Se in campionato è più semplice venirne a capo, quando, come in Champions League, il livello si eleva per contenuti tecnici, tattici e fisici, gli attuali limiti giallorossi emergono spontaneamente e senza alibi.

Gli aspetti principali sono due. Il primo chiama in causa Garcia: la Roma manca di organizzazione difensiva e di movimenti collettivi in non possesso palla. Il secondo riguarda Sabatini e la società: è stato allestita una squadra grande ma incompleta. La bambola della primamezz’ora di Borisov e quella iniziale e finale con il Leverkusen, così come le difficoltà sofferte in campionato contro Verona, Juventus (gli ultimi dieci minuti con i bianconeri con un uomo in meno), Frosinone e Palermo, derivano dalla mancanza di organizzazione e addestramento specifico. Garcia, martedì sera, ha affermato: «Ho chiesto ai miei di non abbassarsi ». Delle due l’una: o non lo ascoltano o avviene spontaneamente non sapendo i calciatori cos’altro fare. Non è un problema di personalità, il carattere e le qualità tecniche sono evidenti: mancano le basi di un gioco sul quale appoggiarsi e muoversi collettivamente, magari pressando alto, ciò che la Roma evidentemente non sa fare. Dopo tre anni la mano dell’allenatore si dovrebbe vedere, eppure la Roma di Garcia sembra una squadra di ottimi solisti ma non una ”squadra”. Il carattere e le qualità tecniche per primeggiare in campionato e superare il turno in Champions non le mancano, deve, però, lavorare di più per colmare limiti strutturali e difetti tattici. Non sfruttare le potenzialità e non provvedere, magari a gennaio sarebbe un errore imperdonabile.

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