LA REPUBBLICA Roma, il turnover fa male: col Sassuolo un pari sofferto

Florenzi
Florenzi

(E. Sisti) –  Se il Bayern non c’è più, il Sassuolo c’è sempre. «Non abbiamo fatto quello che dovevamo per troppo tempo», riconosce Garcia. Pari col Barcellona, pari col Sassuolo: due pari che pari non sono. Per sbattere fuori dalla porta una “piccola” che t’invade casa, in ottima condizione e con i tuoi stessi punti in classifica, bisogna mettere sul piatto convinzione e lucidità.Occorre una chiara identità offensiva, e la Roma non ce l’ha, qualcosa che non si possa, per nessuna ragione al mondo, confondere con l’estrosa improvvisazione o col talento di individualità votate al disordine (a parte Maicon che non era titolare da febbraio, Florenzi, un po’ Totti, a sprazzi Pjanic).

Il Sassuolo, il “sassuolino” che ogni anno Di Francesco infila nelle scarpe di Garcia per uscire imbattuto dall’Olimpico (tre pareggi), arriva sempre quando la Roma deve dimostrare di essere forte con le piccole, di essere, come dice Garcia, camaleontica: quel sapersi “mascherare”, correre di più, farsi operaia, vincere partitacce, bucare difese schierate col movimento giusto. Ieri una squadra organizzata in campo c’era: ma era il Sassuolo. Defrel bravo a variare i ritmi dei suoi chiamando il lancio o proteggendo palla, continui gli inserimenti, la difesa in difficoltà soltanto nel tamponare Maicon ( e poi Florenzi). Sassuolo elastico, giallorossi vittime annunciate dei propri limiti creativi sullo stretto. Frutto di ampio, eccessivo turn over (parliamone), la Roma pareva una raffinata orchestra di fiati cui manca aria nei polmoni. Non ha saputo né mordere, con Iturbe ufficialmente uomo in meno, né difendersi in sicurezza, con l’incerto De Sanctis. Lasciavano spesso campo aperto. Quello era Acerbi,certo, ma sembrava Kakà.
Il 300esimo gol di Totti in carriera (alcuni dicono 299) è stato festeggiato male e in malo modo, per completare la brutta inquadratura della brutta fotografia che ha immortalato la brutta partita della Roma, è stato realizzato: Totti era in fuorigioco e ha calciato schiacciando il pallone (come in un lontano derby). La Roma ha patito se stessa e gli altri, è andata sotto due volte castigata dalla concretezza di un gruppo in cui l’ex academy giallorosso Politano parla la lingua del vecchio Cannavaro. Di fronte alle ripartenze emiliane i ragazzi di Garcia o non ripiegavano affatto, o ripegavano guardando gli avversari, o proponevano diagonali imparate su libri di geometria da avanspettacolo (Torosidis). Prima o poi l’asse Floro-Defrel-Politano, con le sue alte velocità, sarebbe stata letale. Troppi errori tecnici (Manolas dà le spalle a Defrel per lo 0-1) e troppo scarsa l’intensità di gioco. Se la Roma non propone un solo schema d’attacco (uno di numero) vuol dire che, se li provano in allenamento, non liprovano abbastanza. Questa Roma “ femmina” dovrebbe giocare solo di rimessa (ma i contropiedi vanno studiati!), o aggredire alta (ma costa fatica e non c’è Strootman!). Il Sassuolo passa al 21’ con Defrel. Totti pareggia al 38’ solo perché Consigli, mal consigliato da se stesso, regala il pallone a Pjanic (38’).
Distratta dal piacere improvviso, la Roma apre un’autostrada a Floro e Politano fa 1-2. Pari di Salah al 4’ della ripresa, al volo, unica sua giocata degna, oltre a un sinistro a giro (il resto caos). Un “forse rigore” su Rüdiger. La Roma ha due certezze: Dzeko (entrato nel finale) e il fatto che finora nessuno gli ha fornito palle pulite in gare ufficiali. C’è di che rallegrarsi.
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