GAZZETTA DELLO SPORT Pochi sì, buoni forse. Iturbe e Vainqueur salgono sulla Roma

Vainqueur
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(D. Stoppini) Metti Juan e William a Minsk. Due che fino a un mese fa a tutto pensavano tranne che alla Bielorussia, alla Champions League, alla Roma. Due che l’uno dell’altro si e no conoscevano l’esistenza. Due che neppure l’avrebbero dovuta giocare, una partita così. Perché Vainqueur aspettava una telefonata da Trigoria da fine luglio, poi effettivamente arrivata solo dopo il precipitare della questione Strootman. E perché l’altro, Iturbe, oggi avrebbe goduto di un giorno di riposo al Genoa con Gasperini, dopo aver battuto il Milan. No, cambio. Iturbe e Vainqueur, primedonne e controfigure, quantomeno attori principali in una trasferta che Rudi Garcia immaginava sì complicata, forse non fino a questo punto. Perché gli infortuni hanno riempito i lettini di Trigoria: posti liberi sull’aereo che decolla oggi da Fiumicino. E posti liberi pure in campo. E chance che si sprecano. Chance da sfruttare, perché il treno è di quelli veloci.

QUI JUAN – Già, perché bisogna andare a cercare in Bielorussia la strada Champions. Non il più agevole dei viaggi. Non la migliore delle formazioni. Però è qui che si misura la Roma. E ora che mancano i titolari che si capisce davvero se la rosa a disposizione di Garcia è al livello top. Iturbe ha fin qui passato il tempo a graffiare entrando a partita in corso, ma pure a tirare calci per qualche sostituzione. Il Carpi è la via di mezzo, è la delusione in un match già deciso. Ma ora i centravanti sono finiti. Totti e Dzeko se la vedranno in tv, la Champions. Al freddo (neppure troppo, previsti 8 gradi domani sera) c’è Iturbe, che da centravanti — l’ha detto pure Garcia — ha fatto vedere le cose migliori alla Roma. Minsk domani, Palermo domenica: la coperta è corta, serve velocità di gambe e di pensiero. Iturbe centravanti è un gol nel derby di fine maggio, movimento ad anticipare il difensore e qualche unghia in meno divorata dal nervosism. Ce n’è abbastanza, ora, per dimostrare qualcosa. Per metterci qualcosa di suo. Per convincere Garcia che sì, si sta sbagliando lui. Per farlo in una partita, perché negli allenamenti di Trigoria non ci è mai riuscito.

QUI WILLIAM –  E fino a sabato, non c’era riuscito neppure Vainqueur. «Non ha praticamente fatto la preparazione, ma ora è cresciuto», ha spegato Garcia del connazionale. Il k.o. di Keita, il De Rossi sempre più difensore: ecco i due ingredienti che spalancano le porte di Roma a un centrocampista che fino a poche ore fa era giusto un cognome beneaugurante. Ora s’è fatto carne, s’è fatto vivo. Lotta con la Roma, lotta e debutta: prima in campionato, domani in Champions, lui che fin qui ha ascoltato giusto l’inno dell’Europa League. Cambio di passo, gli toccherà sciogliersi proprio come ha fatto nel corso del match contro il Carpi: partenza timida, poi fiducia e contrasti, fiducia e tiri, fiducia e iniziative. Gli tocca un’eredità pesante, perché quando lo guardi pensi a quello che sarebbe potuto essere con Strootman e invece no. Ma sarà bene guardare avanti. Borisov, Palermo e chissà quanto altro tempo ancora: la vita è adesso.

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