LA REPUBBLICA Addio gol fantasma, la verità in un secondo

Gol Francia
Gol Francia

L’occhio del falco, ma anche quelli dell’arbitro, dei guardalinee e degli assistenti di porta: osservato dalla mitologica folla, un po’ elettronica e un po’ umana, il povero pallone non avrà più scampo, né un solo istante di intimità. Se varcherà la linea di porta, anche di un centimetro, lo verranno a sapere tutti, a cominciare dallo stadio intero. Che impudicizia. Fine del mistero, e della poesia che il mistero porta con sé. Non ci si potrà più scannare sul gol di Hurst nella finale mondiale del 1966, e a pensarci bene sarà un peccato. Ma è la tecnologia, bellezza. Ha esordito ieri in Italia, nel trofeo Tim, e imperverserà su tutti i campi di A dal 22 agosto. È la Goal Line Technology presentata a Reggio Emilia dal dg della Lega di A Marco Brunelli, prodotta dalla Hawk Eye Innovations (2,2 milioni all’anno il costo per la Lega). Ogni porta sarà inquadrata da sette telecamere ad altissima definizione (oltre 60 frame al secondo, di solito guardiamo immagini a 24-25 frame), appollaiate sulle strutture di ogni stadio, mentre in un pullmino fuori dall’impianto ci saranno due supervisori. Non appena il pallone arriverà a ridosso della linea di porta, basterà che due delle sette telecamere ne inquadrino la posizione per avere il responso certo, con un margine di errore di 7-8 millimetri (la Fifa lo consente fino a 15 mm): agli arbitri e agli assistenti il responso arriverà su uno speciale orologio, che entro un secondo esatto vibrerà e scriverà la sua verità elettronica: gol, o non gol. L’ultima decisione spetta all’arbitro, che comunicherà il verdetto, mentre le immagini dell’episodio potranno anche essere proiettate sugli schermi degli stadi (quando arriverà l’autorizzazione dalla Figc).

La tecnologia viene già adottata in Premier League e nell’Eredivisie olandese, da quest’anno sbarcherà pure in Bundesliga e Ligue One, ma la serie A è l’unico campionato al mondo che nonostante l’occhio di falco manterrà i giudici di porta: «Così potranno dedicarsi a osservare meglio ciò che avviene in area. Mantenere gli addizionali è un nostro investimento, più che un costo», chiosa il designatore arbitrale Domenico Messina.

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