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GAZZETTA DELLO SPORT Roma impazzisce per Dzeko: Totti-Batistuta-Toni, 3 in uno

Dzeko
Dzeko

(D. Stoppini) – Lo aspettava pure l’Alitalia, che ha twittato la foto dello sbarco di Edin Dzeko a Fiumicino. Cronaca di un pomeriggio di delirio: caldo a mille e calcio a tremila, come i tifosi che hanno invaso l’aeroporto per accogliere il centravanti bosniaco, in mezzo a turisti, suore e camerieri che con il telefonino riprendevano la scena increduli. Non è il colpo più costoso dell’era Usa, è di sicuro quello più atteso. Cronaca di un pomeriggio da sballo, pure di incazzature tra addetti ai lavori dell’aeroporto e forze di polizia, per la gestione di momenti che definire complicati è poco. E così già da due ore prima rispetto alle 19.25 previste, nello scalo erano già in 500 ad accogliere Dzeko, fino a bloccare l’uscita del terminal. Che si fa? Si cambia programma: il bosniaco è stato fatto sbarcare dall’area tecnica dello scalo: alto, grosso e sorridente di fronte a tremila persone che lo osannavano chiedendogli lo scudetto. E pure sorpreso, a giudicare dall’espressione rivolta al papà, prima di scattare un selfie in stile Totti con lo sfondo dei tifosi.

Subito da Pjanic – Dzeko è atterrato alle 19.20 proveniente da Manchester, dopo uno scalo ad Amsterdam. Biglietto di sola andata, perché da ieri è cominciata la sua avventura con la Roma. Lasciato Fiumicino si è subito diretto a Trigoria, dove ha incontrato i dirigenti. E non solo loro: a scortarlo altri 500 tifosi, non contenti di averlo intravisto solo a Fiumicino. E nel centro sportivo ha stretto la mano a Rudi Garcia e conosciuto De Sanctis, Ljajic, oltre al vero intermediario dell’affare, l’amico Pjanic. Stamattina le visite mediche, nel pomeriggio possibile un primo allenamento anche se in solitario, visto che la squadra scenderà in campo la mattina, ultima sgambata prima del test di domani a Valencia. Dzeko è costato 20 milioni di euro, tra parte fissa e variabile. Prenderà la maglia numero 9, lo impone la storia degli ultimi 15 anni di calcio a Roma. Perché Dzeko è nell’immaginario collettivo il centravanti scudetto, quello che viene acquistato per inseguire il sogno. L’attesa per il bosniaco è pari a quella che nell’estate 2000, poche settimane dopo il tricolore dei cugini della Lazio, spinse l’allora presidente Franco Sensi a fare la follia da 70 miliardi di lire. Dzeko è il Batistuta del 2015: è l’uomo d’area dal curriculum pesante, è l’acquisto che nelle idee della dirigenza deve spronare i compagni a credere nell’avvicinamento alla Juventus. E magari pure lo scettico Garcia, che un centravanti lo chiedeva dalla primavera 2014 e che a fine campionato giudicava «irraggiungibile» la squadra di Allegri.

Uno e trino Dzeko uno e trino, non s’offenda nessuno, neppure la suora che fotografava i tifosi a Fiumicino. Dzeko è Batistuta. Dzeko è pure il gioco aereo e la capacità di far reparto di Luca Toni, l’uomo che per 6 mesi nel 2010 ha interrotto il digiuno da centravanti della Roma, perdendo solo all’ultima giornata il campionato nella volata con l’Inter. Dzeko è l’uomo-gol che ha imparato straordinariamente ad essere Francesco Totti, da quando Luciano Spalletti lo inventò centravanti fino a condurlo alla Scarpa d’oro nel 2007. Dzeko è l’all in di James Pallotta, che ha imposto l’accelerazione quando l’affare sembrava in salita. Dzeko è il turbo regalato a Garcia: basta solo azionarlo a dovere.

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