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GAZZETTA DELLO SPORT Pippo ritrova Honda. Destro in faccia a una piccola Roma

Nainggolan Honda
Nainggolan Honda

(F. Licari) Se è per questo, caro Garcia, Totti poteva giocare fin dall’inizio. Considerate le «frecce» giallorosse viste in campo, anche Batistuta o Falcao avrebbero fatto la loro bella figura. Nella nottataccia della Roma non si capiscono tante cose, ma una più delle altre: perché rinunciare all’unico che abbia ancora un rapporto non conflittuale con il pallone e — questo è un record — la terza volta di fila per scelta tecnica? Risposta probabile di Garcia: non mi aspettavo un ritmo così basso. Controreplica: perché aspettare allora 70’ per scuotere una Roma inguardabile? Comunque sia, è troppo tardi anche per Totti: che mostra sì pubblicamente la sua insofferenza per dover entrare con l’acqua alla gola, ma poi è il trascinatore dell’assalto finale. Non ribalta il risultato, ma almeno spaventa il Milan e ora riprende una maglia da titolare. Il 2-1 finale, protagonista Honda, è giusto. E complici situazioni non tecniche, cioè i guai finanziari di Genoa e Samp, i rossoneri sognano addirittura l’Europa League. Mentre la Roma potrebbe ritrovarsi stasera dietro la Lazio e con il Napoli a due passi. Sai che disastro. 

MILAN MENO PEGGIO Quasi non ci crede Inzaghi, espulso nel recupero per proteste, ma questi tre punti possono cambiare la vita del Milan, anche se non salvare la sua panchina. La volata finale non è di quelle impossibili. Il Sassuolo (psicologicamente arreso) e l’Atalanta (che all’ultima giornata potrebbe essere spensierata) non sembrano ostacoli insormontabili, e con il Torino a San Siro può essere spareggio per le coppe. Meglio però non farsi illusioni: con un rivale un po’ più reattivo della Roma non sarebbe andato tutto così liscio. Intanto neanche il ritmo dei rossoneri s’avvicina lontanamente a quello della Premier. La difesa è spesso terrorizzata dalla sua ombra. E la squadra, lunga oltre il lecito, si muove a tentoni, preda di un caos tattico che non riesce a scrollarsi di dosso. Di fronte, però, c’è una Roma messa ancora peggio. Gli schieramenti sono speculari: entrambi 4-3-3, con il play (De Jong e De Rossi) che più basso non si può, e con le punte esterne che si compattano sul 4-5-1 in fase difensiva. Però c’è una differenza.

 

HONDA SU HONDA E questa differenza è Honda. Che non si adegua, non ci sta a risparmiarsi, non sopporta di vedere compagni e rivali quasi passeggiare. Glielo impedisce forse l’etica giapponese che, dopo un quarto d’ora, avrebbe suggerito il suicidio rituale per la vergogna. Così parte in velocità a destra, le idee chiare, il piede educato. Non segna soltanto perché De Sanctis vola sul mezzo tap-in in area. Ma ispira i due gol del Milan che, altrimenti, non sarebbero mai arrivati. È lui che, al 40’, va a strappare la palla alla controfigura di Pjanic, schizzando poi verso il fondo e centrando per Van Ginkel (sfuggito a Nainggolan). Ed è ancora Honda che affonda a destra e crossa per la testa di Destro (che schiaccia Astori). Il merito del Milan è compattarsi pian piano attorno al suo leader. Poli fatica per due e chiude le falle, Bonaventura incrocia con buona volontà ma è discontinuo, Van Ginkel ha la meglio su Pjanic, e Destro impegna i centrali di Garcia. E la Roma timida e lenta aiuta a crederci. 

E TOTTI QUANDO…? Non è soltanto Totti a invertire il trend. Già fuori Ibarbo per Iturbe è un grosso passo avanti, con l’argentino che dribbla e va al tiro. Ma poi è il capitano a trasformare la Roma: tatticamente (4-2-3-1 più simile a un 4-2-4) e psicologicamente. Perché si prende responsabilità, conquista palla e in 20’ trova più spiragli e palle al millimetro lui che tutti i compagni messi assieme. Segnando anche, su rigore, benché il contatto De Jong-Iturbe, visto e rivisto, non sembri proprio un fallo enorme. Troppe però le negatività giallorosse, dagli impacci di Astori alle mollezze della mediana. E poi la solita tendenza tattica a schierarsi «a croce»: con centrocampisti e attaccanti lungo l’asse centrale e le fasce presidiate dagli esterni mai protetti. Nel futuro ci sono Udinese e Palermo, ma in mezzo il derby con la Lazio. E a questi ritmi, sì, c’è da preoccuparsi.

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