CORRIERE DELLA SERA Garcia fa il Trap, la Roma è seconda

Roma-Atalanta Rudi Garcia
Rudi Garcia

(L. Valdiserri) – Il controsorpasso della Roma alla Lazio, dato a Beppone Biava quel che è di Beppone Biava, obbedisce a leggi calcistiche scritte nella pietra, quelle che solo gli eretici del pallone (Michels, Sacchi, Guardiola…) hanno cercato di scardinare. Rudi Garcia, che deve portare la Roma in Champions League, possibilmente 2ª, ha scelto la via dell’umiltà. Prima legge: quando la squadra non è brillante, un centravanti serve. Seconda legge: se soffri, non vergognarti a difenderti con il 4-4-2. Terza legge: se non basta, fatti chiamare Giovanni Garcia, detto il Trap, e cambia Pjanic con Yanga-Mbiwa e Ibarbo con Cholevas.

È così che la Roma ha battuto il Genoa, che si è svegliato troppo tardi, e ha conquistato la seconda vittoria consecutiva. Il centravanti della prima legge è Seydou Doumbia che, dopo il gol di testa contro il Sassuolo, ha replicato con un bel gol di piede, da vero attaccante, contro i rossoblù. Azione favorita da un «auto-assist» di Roncaglia, è vero, ma l’ivoriano ha poi dribblato De Maio e Izzo, battendo Perin in uscita.

Il discorso su Doumbia porta con sé quello su Francesco Totti, che ieri è rimasto per 90’ in panchina per la seconda volta consecutiva. Totti ha chiarito la sua posizione nei giorni scorsi e lo ha fatto da campione: non sarò mai un peso per la Roma e farò di tutto per aiutare chi porta la maglia giallorossa in campo, in panchina e in tribuna. Negli ultimi due mesi la media punti della Roma senza Totti è nettamente più alta di quella con Totti e la spiegazione è semplice: a 38 anni non si può correre come a 28 e, in questo momento, la Roma deve sacrificare la qualità alla quantità. Ibarbo ha difeso prima ancora di attaccare e Florenzi ha giocato da terzino, da centrocampista e da attaccante, segnando un gol da fenomeno al 93’: corsa palla al piede per 60 metri, dopo averla sradicata a Tino Costa, e tiro sotto la traversa. A un solo giocatore è permesso difendere poco, ma non è più Totti. È Gervinho. Garcia non lo toglie mai, anche se l’ivoriano non segna in campionato dal 30 novembre 2014 (Roma-Inter 4-2). Quasi una professione di fede del tecnico che, comunque, ha un grande merito: ha rinsaldato il gruppo, evitando il ritiro punitivo.

Il Genoa ha difeso con il 4-4-1-1 e attaccato con il 4-3-3. È migliorato con Iago Falque e si è divorato il pareggio nel finale con lo sciagurato Lestienne. La curva Sud ha intonato ancora cori contro il presidente Pallotta. Questa volta, però, dagli altri settori, si sono alzati parecchi fischi.

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