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IL TEMPO Un Daspo per Conte

A. Conte
A. Conte

(N. Imberti) Sono quasi commoventi. Subito pronti ad indignarsi e a promettere fantomatici «giri di vite». Perché è veramente inaccettabile che i tifosi, brutti, sporchi e cattivi, siano liberi di agire fuori da qualsiasi controllo. Sono i moralizzatori del calcio. Quelli che alla prima occasione utile ci ricordano quanto sarebbe bello che le famiglie e i bambini potessero andare allo stadio in un clima di amore fraterno.

Fuori dall’Italia succede. Fuori, appunto. E forse non è un caso. Ieri, ad esempio, è tornata d’attualità una notizia di tre anni fa. La memoria, si sa, non è proprio una virtù italiana e anche noi l’avevamo rimossa. Così ci ha pensato il pm Carmen Pugliese a ricordarcela. Lo ha fatto nell’aula del tribunale di Bergamo dove è in corso il processo a 143 ultrà (87 bergamaschi e 56 catanesi) per fatti risalenti al triennio 2009-2012.

In quegli anni, per pochi mesi, anche Antonio Conte sedette sulla panchina dell’Atalanta. Ed il protagonista di questa vicenda è proprio lui.O meglio un sms che Conte inviò, durante quella breve esperienza, a Claudio Galimberti detto il Bocia (in dialetto bergamasco significa “il ragazzino” ndr ), capo storico della tifoseria atalantina per cui il magistrato ha chiesto una condanna a 6 anni. Nel messaggio l’attuale tecnico della Nazionale si diceva«dispiaciuto» perché all’ultrà era stato dato il Daspo.

Ripetiamo, la notizia non è nuova, ma ritorna oggi. E per giunta a pochi giorni di distanza dalla chiusura dell’inchiesta di Cremona sul calcioscommesse in cui Conte è indagato per fatti legati alla sua esperienza sulla panchina del Siena.

L’ex tecnico della Juventus non è mai stato un tipo particolarmente simpatico. Chi vince non lo è mai. Ma a questo punto i moralizzatori del calcio dovrebbero ammettere che forse non è «opportuno» che chi si dispiace per un ultras accusato di concorso in rapina, risse, aggressione di un giornalista, adunata sediziosa e danneggiamenti, sia colui che rappresenta il calcio italiano nel mondo.

Lui, dopo che il suo nome è finito in prima pagina per il calcioscommesse, ne ha parlato con il presidente della Figc Carlo Tavecchio. E ha ribattuto: «Piaccia o no, io resto». Libero di farlo. Ma per favore, d’ora in poi, evitate di indignarvi per la «furia» dei tifosi. Potremmo pensare che in privato gli abbiate già mandato un sms di scuse.

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