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GAZZETTA DELLO SPORT Ora la Roma trema al centro del villaggio. La Lazio di Lotito è ormai sotto le mura

Pioli
Pioli

(M.Cecchini) – Se nel calcio italiano del Terzo Millennio ci fosse spazio per sorridere, potremmo dire che nel Senato di Roma stanno per tornare a sedersi i barbari. Oppure, più prosaicamente, che i cugini di campagna (non quelli di «Anima mia», ovvio) sono pronti a traslocare in massa nel centro della Capitale. Ma la rivalità tra Roma e Lazio è così sacra da costringerci innanzitutto sgranare il rosario del già noto: il club biancoceleste è nato prima di quello giallorosso (1900 contro 1927), i tifosi romanisti sono in maggioranza e l’esegesi dell’albo d’oro può essere interpretabile a seconda degli umori (il gap di uno scudetto, 3 Coppe Italia e una Coppa delle Fiere è colmato da una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea e una Italiana?). Certo è che la rimonta in campionato della Lazio – santificata da un gioco spumeggiante – sembra essere speculare all’andamento lento della Roma, ora distante solo 4 lunghezze dopo uno scorcio di 2015 vissuto in rimonta (vedi sotto). Miracolo? Non proprio, se si pensa che qualora il torneo fosse cominciato alla quarta giornata, i biancocelesti avrebbero addirittura un punto di vantaggio sui giallorossi. A fine settembre infatti la classifica recitava: Roma 9 punti (3 vittorie), Lazio 3 (1 vittoria e 2 k.o.). E se non ci fosse stato il selfie di San Totti sotto la Sud, già il derby avrebbe quasi appaiato le contendenti.

RANKING E SPESE In autunno, però, l’inerzia sembrava essere la stessa della scorsa stagione, che aveva visto la Roma chiudere al 2° posto con 29 punti in più della Lazio, ottava. Il mercato poi, pur fatto in entrambi i casi in regime di sostanziale autofinanziamento, pareva aver accentuato la forbice, evidenziata tra l’altro dai perenni malumori della tifoseria biancoceleste nei confronti del presidente Lotito, proprio mentre il collega Pallotta veniva venerato come la Madonna pellegrina. Quanto basta perché tra i due – fra l’altro schierati politicamente su fronti opposti – nel corso dei mesi si scatenasse una dialettica non edificante. Comunque sia, nessuna sorpresa che, visti i fatturati diversi (131,5 milioni contro 84,5 al giugno scorso) il monte stipendi della corazzata romanista – partita per vincere lo scudetto – risultasse al lordo quasi il doppio di quello biancoceleste (100 milioni contro 55). Come meravigliarsi perciò che l’acquisto più caro del mercato (Iturbe) andasse alla Roma e Astori avesse preferito Garcia a Pioli e per questo gli fosse stata riservata dai tifosi alla presentazione un boato dal sapore di sberleffo ai cugini? Insomma, a dispetto di un ranking Uefa che tuttora vede la Lazio davanti alla Roma (38° posto contro 46°), sembrava che la storia non avesse in programma scossoni, in linea col fatto che negli ultimi 20 anni i giallorossi sono arrivati 12 volte davanti ai rivali, che nel 2004 rischiarono il fallimento.

LA SFIDA DI MAGGIO Invece in meno di tre mesi la Capitale sembra essere andata in testacoda, o quanto meno in corto circuito. Pioli – adorato da Walter Sabatini, che lo voleva in giallorosso nel 2011 – ora è lo stratega del gol facile (47 reti contro le 38 della squadra di Garcia, più solida in difesa però ammalata di pareggi), Felipe Anderson sgomma assai meglio dell’appannato Gervinho, Biglia dirige l’orchestra con più armonia rispetto ai malinconici De Rossi e Keita, il senatore Klose gestisce gli anni meglio del pur infinito capitan Totti e il baby Cataldi ha maggior vetrina di Verde e Sanabria. E se la Roma lamenta le lungodegenze di Strootman, Castan e Balzaretti, la Lazio replica con i forfeit di Gentiletti, Lulic e Djordjevic. Pesi diversi, replicherà qualcuno, ma sembrava che il discorso potesse valere per l’intera rosa a confronto, finché il 2015 non ha smentito una tesi fin troppo ovvia. Morale? Il 24 maggio, giorno in cui si celebrerà il derby di ritorno, rischia di essere un nuovo appuntamento col destino. In palio non ci sarà un Coppa Italia (storica) come nel 2013 ma, in tempi di calcio senza cuore, qualcosa forse di ancora più importante: l’accesso alla Champions League. Nell’ultimo bilancio giallorosso è valsa 49,2 milioni. Un tesoro. Quanto basta per attendersi una sfida senza scampo

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