CORRIERE DELLA SERA Garcia, che sollievo: “La Roma è unita. Felice per De Rossi”

Roma-Fiorentina Rudi Garcia
Rudi Garcia

(G. Piacentini) – Aveva chiesto dei guerrieri, e la squadra che ha vinto in campionato a Cesena (dopo un mese e mezzo) qualche piccolo passo avanti l’ha fatto vedere, almeno dal punto di vista del carattere. Rudi Garcia però ha fatto di più, mandando in campo una formazione assolutamente inedita: se non è una rivoluzione, poco ci manca. «I ragazzi – le sue parole – hanno mostrato di essere tutti uniti, serviva carattere su un campo difficile dove alcune squadre importanti hanno perso. Mi è piaciuto l’atteggiamento della squadra, abbiamo provato in tutti i modi a segnare ed è stato un bel segnale che a fare gol sia stato Daniele De Rossi». Capitano per l’assenza di Totti, ha raccolto l’abbraccio di tutta la squadra. «I ragazzi sono rimasti uniti e la gioia era collettiva, Daniele ha voluto condividerla con tutti».

Tra le note negative la prestazione di Doumbia, che Garcia comunque difende, mentre Uçan è stato tra i migliori. «Sono contento di Seydou, era la prima vera perché col Parma non era pronto. È stato utile alla squadra, come gli altri, e ha pensato al collettivo. Uçan è un talento, ha tecnica: la sua prestazione è stata la ricompensa per tutto il lavoro fatto nell’ultimo mese e mezzo. Le polemiche? Mi piace parlare di calcio, faremo in modo di vincere le partite e rendere questa una buona stagione. Pensare a lungo termine non serve a niente». È tornato titolare, Radja Nainggolan, che ha seguito da vicino gli esordi di Uçan prima e di Pellegrini poi. «Salih ha dimostrato di essere pronto, ci ha dato una mano. Quelli che giocano poco hanno fatto vedere che siamo tutti sulla stessa barca. Cosa abbiamo dimostrato? Carattere, che siamo uniti e che siamo un grande gruppo, nonostante abbiamo tutti contro. Ci vogliamo togliere di dosso le polemiche, noi dobbiamo pensare a difendere il secondo posto, è sempre un obiettivo. Abbiamo fatto vedere anche sprazzi di buon calcio, su un campo a cui non eravamo abituati: sapevamo che sarebbe stata una battaglia, abbiamo usato armi diverse ma l’importante era la vittoria».

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