LA REPUBBLICA Roma, radiografia di una crisi

Astori
Astori

(M. Pinci) Forse è la prima volta che a manifestare apertamente le patologie della propria squadra si presenta un direttore sportivo. Quasi sostituendosi agli opinionisti radiofonici che soffocano quotidianamente l’affollatissimo etere romano, Walter Sabatini porta in piazza le radiografie della Roma, un paziente che mostra da tempo sintomi eloquenti — il più evidente l’incapacità di vincere da oltre un mese, da due considerando solo le partite in casa — e da cui sembra fare incredibilmente fatica a guarire.

I giocatori non si aiutano, la preparazione non ha funzionato: questa in sintesi la diagnosi, al di là di quelle «congiunzioni astrali negative» che va di moda evocare quando la fortuna gira altrove, tanto da spingere dirigenti di alta lega ad abbandonare la tribuna per una punizione non concessa. Un modo per dare un nome a quell’evidente disgregarsi di ingredienti di ottima qualità, diventati oggi incapaci di formare una buona ricetta. «A volte è la psiche che cambia — la spiegazione pubblica — è cambiato qualcosa nella chimica di squadra. Dopo il 7-1 col Bayern tra i giocatori è venuto meno il mutuo soccorso, lo scorso anno quando uno sbagliava c’era un altro ad aiutarlo, quest’anno si rimane nella solitudine dell’errore».  Eppure, dopo averne indicato al mondo le responsabilità dirette, il ds sposa le lamentele dei giocatori riguardo le carenze fisiche della squadra.

Che la brillantezza della Roma d’inizio stagione sia sparita con il primo freddo è palese, che la squadra abbia benzina per un tempo appena lo dicono i numeri (6 gol subiti nei primi 45’ in 6 gare), i 20 infortuni muscolari hanno segmentato la stagione dei singoli riducendo all’osso le scelte di Garcia: così anche la società deve annunciare che il preparatore Rongoni, «valutando alcuni esiti, sta pensando con l’allenatore a qualche variazione sui temi proposti in allenamento». Insomma, si cambia ritmo — come voleva più di un calciatore, quelli che la propria distonia con quelle sedute fortemente incentrate sulla forza non l’hanno mai nascosta — ma il “colpevole” non paga: «Abbiamo fiducia, continuiamo con lui». Testa e gambe, lì sono i guai a sentire Sabatini. Indicare colpevoli fuori dalla panchina serve a sostenere Garcia, uno che «ha scelto di restare per vincere lo scudetto qui nonostante avesse offerte irrinunciabili».

I gossip di Trigoria raccontano che quelle offerte fossero i sondaggi di Psg, Arsenal, Tottenham. Chissà se il francese si sarebbe immaginato, invece, di trovarsi a rimodulare i propri proclami. Oggi per il ds «bisogna essere realisti e difendere il secondo posto dal Napoli, anche se farlo ci aiuterà ad attaccare il primo, perché la parola scudetto non la cancelliamo». Certo per riuscirci sarebbe utile riprendere il filo dei successi, fermo all’1-0 a Udine del 6 gennaio. Sempre che le famose «congiunzioni astrali» non ci si mettano ancora: domenica a Cagliari, nonostante un organico da 29 uomini, toccherà al baby Verde. Più che con la sorte però sarebbe meglio prendersela con chi nello staff medico romanista ha avallato l’ingresso in campo di Ibarbo, infortunato al polpaccio a Cagliari, miracolosamente guarito nel trasloco a Roma salvo rifarsi male allo stesso polpaccio dopo i 20 minuti contro la Fiorentina, con annuncio dato dall’ad Zanzi addirittura durante la presentazione del colombiano. «Una situazione risibile e comica, ma molto imbarazzante», per Sabatini. Altri motivi per ridere, oggi, viene difficile trovarne.

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