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GAZZETTA GIALLOROSSA Partite della svolta fallite e condizione fisica mai al top: giocatori “affamati” di…rinnovi

Ljajic
Ljajic

Per la Roma forse è tempo di cambiare. Tanto, non tutto. Di sicuro, in primis, lo slogan: “Nessuno ha più fame di noi”. Le prestazioni dei giocatori giallorossi da inizio dicembre ad oggi non rispecchiano minimamente il claim utilizzato nella campagna abbonamenti più volte ripreso da Rudi Garcia. Proprio il tecnico, il comunicatore perfetto della scorsa stagione. Quest’anno Garcia c’ha provato, soprattutto dopo lo scontro diretto con la Juventus perso per gli errori di Rocchi. “Vinceremo lo Scudetto” ha detto. Da metà ottobre ad oggi, le sue dichiarazioni sono scemate in più miti “Non molliamo” o “Lotteremo fino alla fine”. Fino alle interviste post-partita di ieri sera, dopo il pareggio col Parma. “Non dobbiamo guardare la classifica, pensiamo a tornare a vincere” ha detto con tono remissivo, deluso dalla prestazione dei suoi uomini. E’ vero che la Roma in campionato non perde dal 1 novembre, 2-0 dal Napoli, ma la sensazione è che tra quella sconfitta, quella successiva di Monaco e il pareggio subito a Mosca all’ultimo minuto, qualcosa si sia rotto all’interno dello spogliatoio giallorosso (oltre alle difficoltà fisiche).

PARTITE TOP FALLITE – Ad eccezione dell’esordio in Champions davanti ai 75mila dell’Olimpico e contro un Cska Mosca dalla tattica suicida, la squadra di Garcia ha fallito tutte le partite che dovevano segnare le svolte stagionali. Un punto a Manchester dopo un’ottima prestazione avevano acceso la speranza, spenta da Rocchi allo Juventus Stadium. La Roma giocò un grande primo tempo in casa dei bianconeri, ma nella ripresa non riuscì a piazzare il colpo del k.o., subendo la beffa di Bonucci. Sulle sconfitte contro il Bayern Monaco ormai si sono scritti libri. A Napoli la squadra non entrò praticamente in campo, andando sotto dopo 90 secondi. A Mosca la cocente delusione arrivò nel finale, col pareggio di Beretzuski al 93′ e il post-partita tribolato tra le dichiarazioni di De Sanctis e l’uscita notturna autorizzata. Una qualificazione buttata a quaranta secondi dal termine con l’eliminazione sentenziata dallo 0-2 del Manchester City all’Olimpico. Usciti dalla Champions bisognava volare nei due mesi di campionato e invece ecco i cinque pareggi casalinghi con Sassuolo, Milan, Lazio, Empoli e Parma intervallati dai successi di Udine, Genova e Cagliari e dagli altri pari di Palermo e Firenze. Sedici punti incamerati sui trenta in palio, meno 7 dalla Juventus e l’eliminazione dalla Coppa Italia per mano della Fiorentina dopo il superamento degli ottavi con l’Empoli solo ai supplementari.

UN’ORA E POI MELINA – Una buona parte successi raggiunti in campionato hanno un andamento comune: partita sbloccata o chiusa in pochi minuti e poi gestita con un possesso palla stucchevole ma funzionale a risparmiare energie. Questa la tattica esplicitata più volte da Garcia: così sono cadute Fiorentina, Cagliari, Chievo, Cesena e Torino. Qualche difficoltà in più con Empoli (sbloccata da Nainggolan a fine primo tempo), Parma (Pjanic nel finale), Verona (Florenzi e Destro nell’ultimo quarto d’ora in una gara molto simile all’ultima col Parma), Atalanta (rimontata nel primo tempo) e Inter (pirotecnico 4-2). Era il 30 novembre. Gli ultimi cambi di passo dei giocatori e l’ultimo sorriso per lo stadio Olimpico.

AFFAMATI DI…RINNOVI – Nonostante le partite sbagliate, la Roma è ancora in corsa per lo Scudetto contro la Juventus. Deve riprendersi presto però perché dopo il Verona ci sarà lo scontro diretto e le uniche chance per il tricolore sono rappresentate dall’essere a quattro punti di distanza la mattina del 3 marzo. Una missione difficile ma non impossibile per un gruppo di giocatori di talento ma soprattutto veloci e ficcanti nel chiedere rinnovi e aumenti. A partire dal ritocco per Garcia (meritato dopo aver risollevato la società), sono arrivati prolungamenti per De Sanctis e Maicon accompagnati da lauti adeguamenti per Pjanic, Castan, Gervinho e Florenzi. L’unico a non essere stato accontentato è stato Benatia. A posteriori forse il più decisivo della scorsa stagione insieme agli sfortunati Castan e Strootman. Tenevano la squadra corta e aggressiva, incutendo agli avversari quella paura di superare la metà campo citata da Florenzi dopo il Parma. Da qui alla sera del 2 marzo la Roma si gioca le ultime chance per non rendere fallimentare la sua ennesima stagione aperta da grandi premesse. Ci vorrebbe un dirigente pronto a svegliare i giocatori e a ricordar loro di dover dimostrare di valere i ritocchi di ingaggio avuti. 

A cura di Daniele Luciani

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