LA STAMPA Ma la Serie A per i minorenni resta un tabù: solo 2 in campo

Romagnoli
Romagnoli

(R. Condio) – Inutile affannarsi a cercare: non ci sono baby-fenomeni alla Odegaard in serie A. Quasi quasi, a dire il vero, non ci sono nemmeno baby. Le carte d’identità dei 502 calciatori impiegati nel girone d’andata dicono tutto. Soltanto 19 hanno meno di 20 anni: 9 sono nati nel 1995, 8 nel 1996 e appena 2 nel 1997. Tutti, comunque, più «vecchi» del nuovo bimbo d’oro pescato in Norvegia dal Real Madrid che ha da poco compiuto 16 anni.

Dalla Primavera e ritorno I minorenni protagonisti del nostro campionato hanno giocato 114′ in due, per poi tornare tra i Primavera. Rolando Mandragora è stato la grande sorpresa del centrocampo del Genoa vittorioso sulla Juve a fine ottobre. Sembrava essere nata una stella, ma Gasperini non lo ha più utilizzato. Federico Bonazzoli ha invece messo insieme 3 presenze nell’Inter, prima con Mazzarri e poi con Mancini. Spiccioli di gare, però. Nemmeno il tempo di dimostrare quelle doti di bomber di razza che ne hanno fatto nello scorso novembre il più giovane debuttante di sempre nell’Under 21 azzurra.

L’eccezione Mauri Meno ancora hanno giocato l’altro interista Camara, guineano, il franco-algerino del Verona Fares, l’italo-argentino del ToroLescano e Verde della Roma, promosso sabato scorso a Palermo causa moria di centrocampisti giallorossi. Toccata e fuga, per tutti. Perché la A, si sa, non è un campionato per giovanissimi. Tranne rarissime eccezioni. Due sole, tra i poco più che maggiorenni: José Mauri, centrocampista italo-argentino del Parma, già in campo 16 volte, autore di un gol a Udine e ormai titolare fisso, e Alessio Romagnoli, difensore centrale in prestito dalla Roma alla Samp, il più presente tra i classe 1995 con 979′ all’attivo e una rete pesante segnata al Chievo. Pronti subito, entrambi. Non a caso sono quelli che giocano di più.

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