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AS ROMA Destro, la panchina ed una media-gol che non c’è più. E’ solo colpa sua?

Destro
Destro

Rebus Mattia Destro in casa Roma; l’attaccante marchigiano solo 6-7 mesi fa era considerato uno dei migliori bomber della Serie A, numeri alla mano superiore persino all’emigrante Ciro Immobile o al sopravvalutato Mario Balotelli, gente che il ct azzurro Prandelli non ha esitato a convocare per i Mondiali 2014 lasciando a casa proprio il mite Mattia.

Forse proprio da quell’esclusione nasce la crisi di Destro, che nel girone di ritorno dello scorso campionato aveva fatto di tutto per farsi notare. 13 gol in 20 partite, una media realizzativa pazzesca, che prima delle 4 giornate di squalifica per l’ingenuo pugno ad Astori in Cagliari-Roma sfiorava il clamoroso trend di un gol ogni 90′. Ma quella media, ad oggi, è solo un lontano ricordo.

Destro, fin dallo scorso agosto, non è più un punto fermo della Roma, da quando Walter Sabatini ascoltò (disse lui per sola presunzione) le offerte di Milan, Chelsea e Wolfsburg pensando anche di cederlo. Inutile dire che l’umore di un calciatore, sentendosi quasi abbandonato, rischia di essere demolito. Non sono bastati i 4 gol interni segnati nelle prime giornate di campionato: qualche prova impalpabile, tanta panchina, una Champions vista quasi solo da spettatore e un rapporto non più felice con Rudi Garcia.

Quanto è lontano l’abbraccio dopo il gol al Verona tra bomber e allenatore; oggi Garcia sembra non vederlo, averlo bocciato definitivamente dopo Roma-Sassuolo, gara fallita da quasi tutti i romanisti in campo. Destro ha mandato messaggi: Deciderò per conto mio il futuro; Garcia non lo esalta: “Destro è come tutti gli altri, ne’ più ne’ meno“. E la giustificazione di non essere il centravanti ideale per il gioco della Roma, di partecipare poco alla manovra, di essere una boa troppo pesante e impalpabile.

Eppure Mattia Destro non può essere diventato un brocco nel giro di 6 mesi, non con la stessa squadra, gli stessi compagni, lo stesso allenatore. Ma la fiducia da ambo le parti è venuta a mancare. L’impressione è che di questo passo il 2015 sarà l’anno del divorzio, magari in estate, ma appare strano come la Roma, avendo un giovane bomber stimatissimo in Italia e all’estero, non voglia valorizzarlo, provandolo con continuità, con o senza Totti. In casa giallorossa si cominci a pensare alle risorse interne piuttosto che vaneggiare e cercare alibi da ‘mercato’.

Keivan Karimi (Twitter @KappaTwo)

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