AS ROMA Candela: “Litigai con l’allenatore del Guingamp per venire a Roma. Garcia? Ha saputo imporre le sue idee”

Vincent Candela
Vincent Candela

Vincent Candela è stato ospite quest’oggi della trasmissione SlideShow, durante la quale gli sono state mostrate istantanee riguardanti la sua vita privata e la sua carriera da calciatore. Queste le sue parole:

Montpellier.

“All’età di 7 anni, la mia città. Le mie radici. Abbiamo vinto un torneo, ero molto felice. Giocavamo tutti i giorni, all’epoca le scuole calcio non si pagavano, le cose sono cambiate. Ero il più piccolo della mia squadra, iniziai centravanti, poi fui spostato sempre più indietro, fino alla fascia in difesa”.

Tolosa.

“La mia prima esperienza da professionista. 17-18 anni avevo, ma ero sereno. Da terzino destro mi hanno messo a sinistra”.

Guingamp.

“Anche lì un anno e mezzo, dopo Tolosa. Già ero in Nazionale, sia Under 21 che in A. Piccola città, 8000 abitanti, stadio sempre pieno. Litigavo spesso con l’allenatore, ero giovane e incosciente. Per venire a Roma a gennaio ho dovuto litigare tanto con lui e col presidente, arrivammo anche alle mani”.

L’arrivo alla Roma.

“C’era Tommasi, grande professionista. Uno così è unico, mai visto un uomo così sano. Mi ha fatto vedere tutte le chiese d’Italia, andavamo in chiesa in qualsiasi parte del mondo, abbiamo fatto beneficenza assieme e ancora oggi andiamo a cena, è speciale e geniale. L’anno dello scudetto si è superato, sbagliava a volte con i piedi ma mai col cuore. Se lo merita”.

Gli allenamenti con Zeman.

“Io e Totti eravamo sempre gli ultimi. Fisicamente stressante. Dopo quasi 20 anni ci faceva comunque bene, fisicamente eravamo pronti, ci divertivamo in campo e fuori. Ho un grande feeling col Capitano, grande campione e uomo. Faccio il tifo per lui. Mi sembra strano vedere queste foto, eravamo sempre legati. La preparazione era difficile, ma ci siamo divertiti”.

Zeman.

“Ho litigato spesso pure con lui, non ci capivamo. I gradoni, la linea alta… non ero veloce per recuperare gente come Ronaldo, che ci partiva alle spalle. Ha tante qualità, davanti è un fenomeno ma dietro avevamo difficoltà. Avrei dovuto andar via, poi sono rimasto quando è arrivato Capello”.

Il gol a Bari nel 2001.

“Pochi gol, ma belli. Eravamo quasi a Roma, c’erano 30-40 mila tifosi. Due palleggi e il primo gol del 4-1, quasi più bella l’esultanza rispetto al gol. Fu il sollievo dopo la pressione, c’era la Juve dietro. Un gol fantastico. Bravo, Vincent”.

Roma-Parma.

“Ci sono quattro campioni: Totti, Montella, Batistuta e Thuram. Poi ci sono io che facevo il meglio, potevo fare di più come dice Tommasi, ma sono contento. Un giorno indimenticabile, difficile da spiegare, partendo già da Trigoria fino all’Olimpico. Ho fatto l’assist per un gol fantastico di Totti, con Batistuta e Montella che hanno segnato pure loro. Spesso lo dico, in questa partita mi sentivo un gladiatore, vedere tutta questa gente allo stadio e fuori era una cosa unica. L’ho vissuta e c’ero, ringrazierò sempre compagni, società e tifosi”.

Festeggiamenti.

“Non me lo ricordato, Tommasi che mi disegna lo scudetto sul cuore. Fu il primo anno che baciai la maglia, la sentivo mia. Il mio cuore batteva sempre, prima, dopo, durante. Questa foto rappresenta bene il fatto che avevo lo scudetto nel cuore”.

Al Circo Massimo.

“Ero in vacanza con Vincenzo Montella fuori Roma, tornammo senza ombra di dubbio per partecipare a questa festa. Abbiamo preso l’aereo e siamo venuti per goderci questo spettacolo. Eravamo un po’ fuorilegge con queste camicie un po’ così. Il presidente Sensi era una grande persona, fa parte della mia storia. Mi ha comprato dal Guingamp, grandissimo uomo. Forse era troppo appassionato, si alzava la mattina, se doveva dirci qualcosa di brutto era uno di cuore, parlava e pensava. Non sarebbe mai arrivato dove è arrivato, altrimenti. Lo ringrazio, un grande presidente”.

Capello.

“Con lui ho un rapporto fantastico. Avevo fiducia in lui e lui in me. Facevo un po’ quello che volevo, davo sempre il massimo e facevo quello che dovevo fare”.

Rudi Garcia.

“Francese, come me. L’altro ieri l’ho paragonato per scherzo a Napoleone e Robespierre. Crede in quello che fa, gestisce gruppo e comunicazione. Gioca bene. Dovrà vincere, è importante. Da fuori chapeau a quello che ha fatto, dopo due anni difficili della Roma. Ha saputo imporre le sue idee”.

Presentazione del 2002.

“Comincio da Cafu, una leggenda, un patrimonio del calcio. Guardiola, anche se con la Roma non ha fatto bene, ma è un’altra leggenda. Uno dei più forti allenatori a Roma, avevamo grande feeling. Era bravo prima e ancora più bravo oggi. Vincenzo, non mi aspettavo che facesse l’allenatore così bene. Egoista nel senso buono, per fare il centravanti devi esserlo. Io non potevo farlo, ero altruista in campo e fuori. Vincenzo era molto egoista, aspettavamo che tornasse il pallone e non tornava mai”.

In azione al derby.

“Ne abbiamo persi quattro in un anno, ne abbiamo vinto uno 5-1 e uno 4-1 con 4 gol nel primo tempo. Quando arrivai l’obiettivo non era lo scudetto, ma il derby. Avevo molta paura del derby. Si parlava di scudetto, Champions, Coppa UEFA e derby. È bello, è una partita importante ma era più importante lo scudetto”.

Da capitano.

“La indossavo quando non c’erano Francesco o Marco Delvecchio. Avevo sempre una parola giusta per tutti anche senza. Ero presente con Francesco, è un onore per me ma è più rappresentativa sul suo braccio”.

L’addio al calcio nel 2009.

“Dopo lo scudetto, dopo l’Europeo e il Mondiale è una delle partite più importanti. I miei bambini erano cresciuti, ho avuto la prova che al di là del giocatore conta l’uomo. Hanno risposto tutti presente sia i romanisti dello scudetto che i francesi del 1998. E ha risposto presente lo stadio. I miei figli hanno visto lo stadio pieno, Totti, Zidane, Nakata, i cavalli. Sono riuscito a far portare Francesco su una biga, Zidane su un’altra, che chiedere di più?”.

La Curva Sud.

“Son passati anni dalla partita, vengo allo stadio, c’è un grande rapporto e un grande rispetto per loro”.

Con moglie e figli.

“Oggi ho quattro figli, lì erano tre. Erano piccoli ma capivano, c’è anche la cuginetta. Essere papà è il mestiere più duro del mondo, ho due femmine e due maschi. Come fai, sbagli. Faccio il massimo, poi vediamo tra 20-30 anni se vengono ancora a cena e a pranzo a casa. Tenerezza, c’è una grande donna. Mi ha fatto apprezzare tante cose, quando giocavo e quando non giocavo. Sono 13 anni che stiamo insieme”.

Con Totti e Zidane.

“I due più grandi con cui ho giocato, due leggende. Tutt’oggi sono amici. Due miti del calcio, uno ancora gioca, ci vorrà tanto tempo per rivedere uno Zidane e un Totti quando smetterà. Si parla di numeri, di fatti”.

Il Mondiale del 1998.

“Anche se ho vissuto la metà della mia vita a Roma, le mie radici sono francesi. Abbiamo vinto una Coppa del Mondo, non l’ho vissuta da protagonista ma ho 80 convocazioni con la nazionale. Un bel gruppo, 22 amici e grandi esperienze. Un milione di persone agli Champs-Elysees, posso dire solo grazie”.

L’Europeo del 2000.

“Ce l’avete regalato voi. Dopo la partita sono stato mezz’ora nello spogliatoio con Totti, Maldini, Di Biagio. Ero contento, non si vince un Europeo tutti i giorni, ma la mia parte di tenerezza verso compagni e amici e la delusione che potevo vedere nei loro occhi l’ho sentita anch’io. Sono stato con loro e poi ho festeggiato”.

Il vino.

“Lo faccio in francia col mio amico, ho messo il logo di Francia ’98 per festeggiare i 15 anni della Coppa del Mondo. Una bottiglia unica, con tutte le firme”.

Ballando con le Stelle.

“Se c’era una cosa che non volevo fare era ballare. Erano due-tre anni che mi chiamavano, l’ho preso come un’esperienza. Mi ha dato una crescita fantastica”.

Partita di beneficenza.

“Ho creato una onlus, l’ho chiamata Roma Legend. Non voglio rappresentare solo i romanisti, voglio andare al di là di ogni sport. Voglio aiutare i bambini a fare sport senza pagare. Ho sempre fatto beneficenza anche prima di conoscere Tommasi, non è solo dare soldi. È farlo tutti i giorni, a volte basta solo un gesto. Ora mi sono messo in prima persona per raccogliere fondi con sponsor ed eventi”.

La Hall of Fame.

“Mi hanno messo dentro, non me l’aspettavo neanche. Sono molto onorato, ancora una volta la Roma è presente nella mia testa e nel mio cuore, ancora grazie”.

Fonte: roma tv

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