IL MESSAGGERO La raffinata lezione del professor Seydou

Keita
Keita

(M. Ferretti) – Preso a zero euro (anche) per sostituire Strootman, impegnato nel lavoro di recupero dopo l’intervento al ginocchio, Seydou Keita, due Champions League con il Barcellona, è stato accolto nella capitale quasi con indifferenza. Non è più giovanissimo, ha già dato il meglio di sé, la Roma l’ha ingaggiato soltanto per fare numero a centrocampo: ecco quanto si diceva nella passata estate, con un filo di rammarico per la mancata conferma di Taddei. Nel giro di poche settimane, però, il maliano si è meritato l’etichetta di “Professore” del centrocampo giallorosso per il suo rendimento e la sua raffinata tecnica. Un giocatore di affidabilità totale al quale, a sorpresa, Rudi Garcia ha mollato i gradi di terzo capitano. Un riconoscimento importante, ma una fascia assolutamente ben riposta sul braccio di un professionista esemplare. Uno che, a dispetto dell’età, non molla un centimetro e distribuisce pillole di saggezza calcistica a trecentosessanta gradi. Titolare più titolare degli altri, a ben vedere. E, nella sera del ritorno in campo di Strootman, al quale ha lasciato (dolorante) il posto nei minuti finali, è stato bello mettere sotto i riflettori il suo primo gol con la Roma: un sinistro dal limite, su appoggio all’indietro di Pjanic che non ha lasciato scampo a Gillet.Chapeau.

A QUOTA 11 – 
Un gol da applausi per il modo in cui è stato costruito e finalizzato. Keita, impiegato in avvio alla sinistra di De Rossi nel centrocampo a tre proposto da Garcia, spesso ha scambiato la propria posizione con i compagni di reparto (il terzo era Pjanic), risultando costantemente nel vivo del gioco. Rallentando o accelerando l’azione; mostrando un controllo totale della situazione, anche dal punto di vista psicologico. Undicesimo marcatore stagionale della Roma, Keita ha saputo calarsi bene anche nella posizione di centrale (a due) quando la Roma difendeva con il 4-1-4-1: al suo fianco Pjanic, e dietro De Rossi, piazzato centralmente a protezione della difesa. La conferma che a lui si deve insegnare poco del gioco e dei segreti del calcio, e non soltanto per via dell’età. E se si mette a segnare pure il Professore (e se Totti si arrabbia se/quando viene sostituito, al punto di non fermarsi nemmeno in panchina dopo non aver guardato in faccia Rudi), la faccenda continua a farsi interessante. C’è voglia, c’è fame da lupi. Anche se la Juventus è ancora lontana tre punti, il tempo per tentare di dare ragione a Garcia, che ha pronosticato lo scudetto, alla Roma non manca. E con uno Strootman in più.

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