LA REPUBBLICA I muscoli fragili della A: torna il campionato dei troppi infortunati

Keita
Keita

(M. Pinci) Pizza, spaghetti, mandolino. E infortuni. L’Italia si è scoperta patria dei problemi ai muscoli dei calciatori. Solo nelle ultime ore tante nuove vittime, con punte particolari tra Roma e Milano: Osvaldo e Keita, Kovacic e Menez, solo per citare i casi più eclatanti, fino a D’Ambrosio (6 settimane di stop, lesione al collaterale mediale destro è l’esito degli esami). Curioso che nel paese famoso in tutta Europa per il livello dei preparatori e per i ritmi di allenamento, siano maggiori che altrove gli infortuni a flessori e adduttori, quadricipiti e polpacci, che proprio di allenamenti più intensi dovrebbero beneficiare. Eppure nelle coppe le altre grandi d’Europa volano, dominando i confronti diretti con le italiane (anche) sul piano fisico, basti pensare al doppio faccia a faccia di agosto tra Napoli e Athletic Bilbao. «Qui da voi in allenamento sembra di doversi preparare per andare alla guerra, senza possibilità di recuperare tra un esercizio e l’altro», diceva pochi giorni fa lo juventino Álvaro Morata. Un grido d’allarme? Non è il primo straniero che, arrivato in Italia, lamenta difficoltà di adattamento a ritmi di lavoro più alti della media: «Non mi ero mai allenato tanto come in Italia», l’eco del milanista Alex.

La pausa per le nazionali ha fatto vittime in tutta Europa, dal ceco dell’ArsenalRosicky — infortunio alla coscia — fino al greco del Levante Vyntra (lesione all’adduttore). Una cosa, però è certa: in serie A la percentuale di lesioni muscolari d’una certa rilevanza è la più alta d’Europa fra i campionati di primo livello. E se è normale che la percentuale di infortuni aumenti tra chi gioca di più (Roma, Inter e Juve qui, Bayern, Schalke e Dortmund in Germania, Arsenal in Inghilterra), è anche vero che dalle nostre parti il dato è più allarmante che altrove: la serie A conta 21 giocatori fuori per guai muscolari. In Germania il problema che assilla le squadre è la facilità con cui saltano i legamenti crociati, già 10 episodi quest’anno, ma di guai ai muscoli ne contano meno della metà, appena 10. Più o meno come in Francia, dove i medici dei club di Ligue 1 ne hanno curati soltanto 11. Dati più vicini ai nostri si trovano in Premier League e Liga, colpite rispettivamente da 14 e 15 episodi di lesioni muscolari.
Il motivo di una concentrazione simile di episodi in Italia come è spiegabile? «Tensioni, poco turn over e recuperi affrettati». Così la pensa il professor Stefano Del Signore, già medico della Nazionale italiana di calcio a 5 e della Roma. «Più che il peso degli allenamenti — dice — indicherei le pressioni che vengono esercitate sugli atleti, diverse da quelle di altri paesi, e che generano tensioni che si riverberano sui muscoli. In più, molto spesso si fa meno ricorso al turn over che altrove. E al di là della casualità, complice in ogni evento traumatico, un problema sottostimato è la tendenza, da parte di alcuni allenatori in Italia, a tentare un recupero spesso affrettato ». La pressione è un tema che interessa anche il dottor Luigi Novello, fisioterapista che ha curato i muscoli di gente come Behrami, Perrotta e Rolando Bianchi: «Più si gioca e più ci si fa male — spiega — inoltre qui da noi la tensione dura tutta la settimana, e ovviamente lo stress è un problema ». Come gli stadi: «Ci si allena tutta la settimana con medici competenti e in centri sportivi d’eccellenza, poi la domenica si gioca su campi scadenti che incidono su dinamiche biomeccaniche. Basta accendere la tv per accorgersi delle differenze con Germania e Inghilterra». E per risolvere il problema non basta chiamare il dottore.
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