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LIBERO Favola Capradossi, il centrale alla Juan rubato al rugby

Elio Capradossi
Elio Capradossi

(D. Secondi) – Doveva giocare a rugby, Elio Capradossi. O almeno così sperava papà Corrado, ex dg della Rugby Roma, quando lo portava al campo. Poteva finire alla Lazio, la prima maglia quando scoprì che la palla tonda gli si addiceva più di quella ovale. Se non fosse che con l’arrivo di Claudio Lotito il suo mentore, Volfango Patarca, lasciò il club biancoceleste e iniziò il pellegrinaggio del campioncino in erba. Spes Artiglio,Lodigiani,poi finalmente a 14 anni la Roma del suo cuore – abbonato Monte Mario – con i grandi campioni nel destino: Montella primo allenatore nei Giovanissimi, poi Tovalieri negli Allievi e presto Alberto De Rossi che lo vuole subito in Primavera. Anche se per un po’ gli preferisce il compagno di reparto Arturo Calabresi: saranno loro il futuro della retroguardia giallorossa. E infine soprattutto il brasiliano Juan, un incubo più che un mito per quella somiglianza fisica così accentuata da essere diventata tormentone nell’universo romanista.

Sì, perché Elio ha la pelle scura ma l’accento romanesco. È nato infatti l’11 marzo 1996 a Kampala in Uganda: il padre faceva l’imprenditore nell’ex Zaire ed era dovuto scappare per la guerra. Poco più di un anno dopo ritornò in Italia col piccolo Elio,ma senza la mamma. Chiamarlo prandelliana mente «nuovo italiano» sarebbe il vero insulto per uno che non ha mai avuto problemi col razzismo. Anzi, fu il primo a bacchettare i tifosi giallorossi dopo gli ululati del maggio 2013 a Milano contro Mario Balotelli. Ora Capradossi è in America con Rudi Garcia, ieri notte è stato spettatore dell’amichevole col Liverpool ma si gode l’esperienza con la prima squadra ad appena 18 anni.

E chissà che entro fine estate non gli si apra l’occasione di un prestito – il Cagliari si era detto interessato -per completare la sua maturazione. Anche la Nazionale si è accorta presto di lui: Under15 e 16, fino all’exploit degli Europei Under 17. Spesso capitano, porta l’Italia alla prima storica finale di un torneo di categoria con due gol (capocannoniere azzurro) e segna pure uno dei rigori in finale. Ma non basta a battere la Russia che vince 5-4 dal dischetto.Poi il Mondiale in autunno (ko agli ottavi con il Messico) e quest’anno la sconfitta nei quarti della Final Eight del campionato Primavera in rimonta 2-3, contro quelli che tanti anni fa erano i suoi compagni nella Lazio. Stacco di testa ed eleganza le sue qualità, la velocità il punto da migliorare per fare il definitivo salto e prendersi il futuro della Roma che oggi in veste su Astori e trattiene Benatia… E per meritarsi davvero il titolo di «nuovo Juan».

Fonte: Libero

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