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MERCATO Il flop Mondiale fa crollare i prezzi degli azzurri

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Spirito patriottico a parte, forse il meno scontento dopo il flop azzurro a Brasile 2014 è sicuramente il presidente del Torino, Urbano Cairo, che ha venduto Ciro Immobile per poco meno di 20 milioni alla vigilia del Mondiale. Visto come sono andate le cose, oggi come oggi i tedeschi del Borussia Dortmund avrebbero probabilmente tirato ancora di più sul prezzo dopo la non esaltante figura del bomber di Torre Annunziata che tra Manaus e Natal ha messo insieme 89 minuti di gioco e zero occasioni da gol. Per dirla tutta, dopo la sciagurata spedizione brasiliana a piangere non sono solo i tifosi ma anche le società proprietarie dei ‘naufraghì azzurri, il cui valore nell’arco di poche settimane è crollato significativamente. Se il presidente granata (insieme alla Juventus, comproprietaria del cartellino) ha preferito «vendere tutto e subito» Immobile, rischiando semmai sull’eventuale mancata plusvalenza che ne sarebbe derivata in caso di Mondiale-boom del Ciro d’Italia, per tutti gli altri azzurri il borsino del calciomercato assomiglia tanto a un pollice verso e a una svalutazione secca (15-20%). Prima dei Mondiali (e del benservito di Barbara Berlusconi secondo cui «nessuno è insostituibile») per Balotelli – emblema n.1 del fallimento azzurro – il Milan chiedeva 30 milioni: ma oggi ricavarne 20 sarà già un’impresa. «Balotelli? Non ci interessa», aveva tagliato corto Arsene Wenger dell’Arsenal dopo il ko azzurro contro il Costa Rica. Magari il suo procuratore Mino Raiola proverà a piazzarlo al Monaco, sperando che i nababbi arabi siamo più di manica larga. Ma lo stesso vale per quasi tutti i colleghi in azzurro di Supermario. Cairo è stato lungimirante con Immobile è vero, ma ha tenuto duro sul suo gemello del gol, Alessio Cerci, per il quale chiedeva almeno 20 milioni dopo lo splendido campionato. E adesso magari si mangerà le mani.

C’erano, si dice, la Roma, l’Inter e l’Everton sulle sue tracce ma difficilmente i compratori avanzeranno adesso offerte esagerate per il folletto di Valmontone. E Lotito, che chiedeva la luna (base di partenza 35 milioni) per Candreva, appena riscattato per 15 dall’Udinese, si sarà mangiato le mani nel non aver accettato le proposte di Juve, Napoli e Psg? E i parmensi Parolo e Paletta, i milanisti De Sciglio e Abate, oppure gli impalpabili Thiago Motta, Cassano e Insigne quanto valgono oggi? Per Abate, buon amico di Zlatan Ibrahimovic, si parlava della solita pista parigina, ma il Milan un mesetto fa valutava il suo terzino 8-9 mln, il doppio di quando oggi potrebbe realmente incassare.

Stesso discorso per Gabriel Paletta, arrivato in azzurro a furor di popolo dopo il brillante esordio contro la Spagna campione del Mondo, ma tra i più deludenti del Mondiale e col valore del cartellino ora in picchiata. Approssimativamente, il valore di mercato degli azzurri prima del Mondiale era di poco superiore ai 320 milioni (si andava dai 4,5 milioni di Darmian ai 30 di Balotelli), in un ipotetico sesto posto dopo Spagna (750), Germania (620), Brasile (470), Argentina (460) e Francia (440), ma dopo il flop contro Costa Rica e Uruguay è realistico ipotizzare una svalutazione di 50-60 milioni per l’intera rosa.

Unici a salvarsi dalla Caporetto brasiliana i giovani Darmian e Verratti: il primo, l’unica vera sorpresa dell’Italia, prima del Mondiale aveva una valutazione di appena 4,5 milioni che dopo le convincenti prestazioni in azzurro si è probabilmente triplicata. L’ex pescarese invece partiva già da una valore di mercato significativo (20 milioni) che il Mondiale brasiliano non ha intaccato.

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