IL ROMANISTA DDR lo zoccolo duro dell’Italia

D. De Rossi
D. De Rossi

(P. A. Coletti) – È sempre più l’Italia di Daniele De Rossi. È lui l’uomo copertina scelto dalla Fifa per presentare la partita di questa sera, alle 18 italiane, a Recife contro la Costa Rica. Parla ancora Daniele che quando si tratta di metterci la faccia non si tira mai indietro. Non ci si stanca mai di sentirlo, mai banale, sempre sincero. Dopo la conferenza stampa a Mangaratiba martedì, le interviste su Sky e Twitter di mercoledì, ieri la Fifa ha voluto sentirlo per raccontare la sua Nazionale. Sempre più sua: questa sera raggiungerà quota 97 presenze azzurre, è al suo terzo mondiale, è il miglior romanista di sempre in Nazionale, il centrocampista azzurro con il maggior numero di gol e anche il miglior marcatore tra i 23 che fanno parte della spedizione brasiliana. «È importante avere una sorta di ‘zoccolo duro’ in una Nazionale – le parole di De Rossi al sito della Fifa -, quel gruppo di 4-5-6 giocatori che stanno insieme da alcuni anni. Questi giocatori, avendo attraversato varie esperienze e anche un Mondiale, possono aiutare i nuovi e i più giovani a entrare. Penso a Balotelli, Verratti e Darmian, ma anche a Insigne e Immobile. È più facile far integrare questi giocatori in una struttura già forte, un gruppo solido». Un grande esordio contro l’Inghilterra da onorare oggi con la Costa Rica. Una partita, quella giocata domenica scorsa a Manaus, che ha avuto in De Rossi uno dei migliori in campo in un centrocampo così tecnico da meritarsi il soprannome di “Tikitalia”.

Un nome che non piace più di tanto al romanista: «È divertente, ma è meglio attribuirlo alla Spagna per quello che ha fatto nel recente passato. Loro hanno maggiore possesso palla, forse noi abbiamo meno qualità e meno controllo della Spagna, ma abbiamo di contro altre risorse. Ad esempio una buona difesa e attaccanti forti ed esplosivi. La Spagna a volte utilizza i centrocampisti in attacco, noi siamo un po’ diversi»Molto diversi, sicuramente alle Furie Rosse avrebbe fatto comodo un “duro” come Daniele De Rossi. «Non sono d’accordo con chi mi considera un giocatore duro – ha detto ieri il centrocampista -. Poi dipende da cosa si intende. Sul campo, la mia posizione e il mio ruolo richiedono una certa presenza fisica, un contatto costante con l’avversario. Se si intende questo, allora è corretto. Ma, se si guarda alla mia carriera in Nazionale, per esempio, ho ricevuto soltanto un cartellino rosso, e parliamo di otto anni fa».

De Rossi non sarà il più duro ma certamente è il più utile. Prandelli ha cambiato sistema di gioco per averlo davanti alla difesa lì dove lo ha voluto anche Rudi Garcia. E proprio la capacità camaleontica della Nazionale, secondo il numero 16 giallorosso, è una delle armi di questo gruppo: «Abbiamo alle spalle mesi e mesi di preparazione. Il ct ha provato vari sistemi, anche durante la fase a gironi, e ci ha spiegato tutto. I nostri giocatori non sono soltanto forti tecnicamente, ma anche tatticamente. Hanno esperienza e possono adattarsi a qualsiasi cosa chieda il tecnico».

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