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IL MESSAGGERO L’ultima accusa in un file audio “A spararmi è stato De Santis”

Scontri
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(L. Bogliolo) «Allucco ’e creature, allucco ’e creature». Non èmai riuscito a dimenticare le «grida dei bambini». Sono rimaste come una ferita nella memoria, una squarcio di sofferenza che ha provato a descrivere a fatica, usando il dialetto della sua terra, Scampia, dove non ha più fatto ritorno. Il cuore di Ciro Esposito ha smesso di battere ieri mattina alle 6. Si è spento lentamente su un letto del reparto di Rianimazione del policlinico Gemelli dopo oltre 50 giorni di agonia per quel proiettile che gli ha devastato un polmone fino ad arrivare alla spina dorsale. Morte «per insufficienza multiorganica non rispondente alle terapiemediche e di supporto alle funzioni vitali» il termine tecnico usato dal professor Massimo Antonelli. «Ma Ciro è stato cosciente e lucido e ricordava tutto» dice l’avvocato Damiano De Rosa, uno dei legali della famiglia assieme ai legali Angelo e Sergio Pisani.

IL RICONOSCIMENTO Ciro sarebbe stato così lucido che il pool di avvocati insieme alla criminologa Angela Tibullo hanno registrato in un audio le dichiarazioni di Ciro. «A spararmi è stato ’o chiattone» ha sempre ripetuto ai parenti il trentenne tifoso del Napoli, colpito a un polmone da un proiettile poco prima della finale di Coppia Italia Fiorentina-Napoli a Roma. Ciro secondo il legale De Rosa e la criminologa Angela Tibullo «ha riconosciuto in De Santis mostrato in una foto come l’uomo che gli ha sparato». «Abbiamo raccolto le dichiarazioni di Ciro in una registrazione audio fatta con uno smartphone quando Ciro stava meglio» dice Tibullo che aggiunge: «Vedevo Ciro ogni giorno, anche quando era in coma indotto la mamma Antonella mi diceva di parlargli, siamo diventati amici, mi sorrideva, si fidava di me». Piano piano la famiglia, la criminologa e gli avvocati hanno ricostruito quel maledetto giorno anche «con l’aiuto del filmato della Digos – dice De Rosa – Ciro è morto per portare aiuto a delle persone che l’avevano richiesto». Nella registrazione audio Ciro risponderebbe alle domande con dei «sì» e dei «no». Il ragazzo non era in condizioni di raccontare con un lungo discorso tutto quello che è successo quel giorno. Poi quella frase che Ciro ripeteva sempre alla famiglia («allucco ’e creature, allucco ’e creature») quell’immagine che lo ha angosciato per tutti i cinquanta giorni che lo hanno visto lottare per tornare alla normalità. Ora, non è ancora chiaro se nella registrazione audio effettuata ci siano precisamente le frasi «’o chiattone » e «allucco ’o creature», o semplicemente dei «sì» e «no» che hanno fatto dire a De Rosa e Tibullo che «Ciro ha riconosciuto De Santis». Ma De Santis era solo? «Ciro ha detto di no» aggiungeDe Rosa.

LE GRIDA «Ciro è intervenuto perché sentiva gridare bambini che erano a bordo del pullman sotto tiro delle bombe carta» hanno detto più volte De Rosa e Tibullo. Ecco perché i genitori di Ciro ieri, stravolti dal dolore, parlavano del figlio come di «un eroe». «Mio figlio è stato un eroe ed è morto da eroe. Napolitano gli deve dare un encomio ». Angelo Pisani, presidente della Municipalità di Scampia e avvocato della famiglia ha avviato anche una raccolta firme per chiedere al Presidente Napolitano la medaglia al valore civile alla vittima. «EROE» Ieri mattina la famiglia di Ciro e la criminologa Tibullo sono stati ascoltati dalla Digos in relazione al riconoscimento di De Santis che Ciro avrebbe fatto. Sulle dichiarazioni la Digos elaborerà una relazione che verrà immediatamente inviata ai pm Eugenio Albamonte e Antonino Di Maio che si occupano del caso. Perché l’audio è stato consegnato solo ieri alla Digos? «Pensavamo che Ciro si sarebbe riperso – afferma Tibullo – e che quindi potesse rispondere direttamente agli investigatori al più presto». Cosa che purtroppo non è avvenuta. Perché Ciro non ha avuto tempo, il suo cuore ha smesso di battere ieri mattina alle sei. «La mia vita non sarà più la stessa, forse ci sarà un disegno divino» ha detto ieri Antonella Leardi, la mamma di Ciro. Forse mamma Antonella ha ragione, forse la storia di Ciro resterà sempre come un monito contro la violenza.

 

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