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ORA D’ARIA “Riflessioni sparse” di Paolo Marcacci

Ora d'aria di Paolo Marcacci
Ora d’aria di Paolo Marcacci

E poi dicono che gli scozzesi sono tirchi…Va beh, nella fattispecie l’episodio a cui vogliamo far riferimento vede protagonista un greco, vale a dire l’attaccante Samaras, però la festa era del Celtic e quello che ci ha colpito è stato un gesto di tale generosità,  per una volta senza soldi di mezzo, che ha varcato i confini della Scottish Premier per essere diffuso in tutto il mondo attraverso la rete dei social network. Cliccato e condiviso ovunque, apprezzato, invidiato…Soprattutto invidiato.
La festa per il titolo nazionale appena vinto, lo stadio in visibilio, un bambino – tra i tanti – che festeggia entusiasta. Samaras lo prende in braccio e se lo porta in giro per il campo, regalandogli per un minuto una gioia assoluta, indicibile, che ogni tifoso, di qualsiasi età,  vorrebbe aver vissuto quand’era bambino anche fuori, oltre che dentro di sé.  Perché ogni tifoso rimane bambino, questo è certo. Quel ragazzino finché vivrà ricorderà il momento in cui un suo idolo gli è venuto incontro eleggendolo a mascotte e portandoselo a spasso sul prato dei sogni.
Questo per dire che alla “razza” eletta e baciata in fronte dal destino, quella dei calciatori, basterebbe così poco per regalare gioie immense, al di là delle vittorie e dei trofei, a tutti quelli che idealmente rincorrono un pallone, spesso con più foga di quanto alcuni cosiddetti professionisti facciano sul terreno di gioco. A testimoniarlo non sta solo lo stupore del bambino, ma anche la gioia assoluta con cui dalle gradinate hanno amplificato e sottolineato il gesto.
Viene spontaneo fare il confronto con un esercito di tronisti in scarpini nostrani, refrattari al contatto col popolo del tifo e con un senso di superiorità da dittatori nordcoreani; pronti a sgommare in fuoriserie col rischio di travolgere grandi e piccini assiepati fuori dal cancello del campo d’allenamento.
Da romanisti, ci piace sottolineare che quello di Samaras è un gesto alla Totti, dato che il capitano della Roma è uno dei pochi fuoriclasse a non dimenticare mai i tifosi più preziosi di tutti, vale a dire i più piccoli.
Il calcio professionistico riuscirà a sopravvivere ai suoi tanti difetti, ai suoi vizi, alla sua dipendenza dal denaro solo se i Samaras diventeranno un esercito in cui i tifosi di domani avranno voglia di identificarsi; altrimenti, prima o poi non si troverà più un tappeto tanto grande, sotto al quale nascondere tanta cenere. E i bambini esulteranno solo davanti alla consolle, per un goal virtuale di un Cristiano Ronaldo stilizzato.
Scenario apocalittico? Beh, in Italia comincia ad accadere, visto che nei nostri stadi scarseggiano sia i Samaras che i buoni samaritani.

PS: il bambino in questione è affetto da Sindrome di Down, ma lo annotiamo solo a margine: la notizia non è certo questa ma che tutti i veri tifosi, a cominciare dai più piccoli, sono uguali di fronte alla gioia del calcio e che ogni loro calciatore dovrebbe prenderli in braccio e portarli in trionfo.

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