GAZZETTA.IT De Boer: “Meglio Pellè di Balotelli. Inter? Dico no alla Serie A”

F. De Boer
F. De Boer

Gli allenatori di questi tempi sono come i filosofi nella Grecia antica, si identificano in una scuola e contrappongono dottrine sui massimi sistemi del pallone. Nel 2014 va fortissimo la corrente dei contropiedisti, spinta da un maestro italiano chiamato a lavorare in Spagna, mentre gli offensivisti subiscono un arretramento. Guardiola, grande capo della scuola, vive giorni difficili, ma lassù in Olanda si fa largo un giovane pensatore. Ha un anno più di Pep ma si è imposto di scalare con il suo passo. Un paio di anni fa ha detto no a un sondaggio del Liverpool e a fine aprile ha stappato lo champagne per il campionato olandese appena vinto con l’Ajax: il quarto consecutivo, giochino non riuscito nemmeno a Rinus Michels. Frank de Boer nel 2012 ha riassunto il suo pensiero in tre frasi – “Giocare un calcio attraente. Essere creativi. Tenere la partita in mano” – e oggi sembra ancor più convinto delle sue teorie.

Il tiqui-taca è morto o si sente solo poco bene? 

“Il tiqui-taca è il modo più difficile di giocare a calcio, ma anche il più bello. Tre mesi fa tutti pensavano che il Bayern fosse il top al mondo, ora addirittura si annuncia la fine di un’era. Non ne sono convinto”.

Perché? 

“Perché se si difende soltanto nascono partite noiose. E nessuno vuole vedere partite noiose. Ci saranno sempre due stili di calcio: un anno vincerà uno stile, l’anno successivo l’altro”.

Ma De Boer che cosa pensa di Mourinho, che gioca una semifinale di Champions con sei difensori? 
“Rispetto le scelte di Mourinho, ma non sono certo le mie”.
Proviamo a capirle: come si possono riassumere questi quattro anni all’Ajax? 
“Quando sono arrivato qui, la squadra non costruiva calcio. Noi abbiamo cercato di inserire giovani, far nascere il gioco dalla difesa, proporre un calcio attraente e dominare per 90 minuti”.
Obiettivi più o meno centrati nonostante le cessioni. Nel 2011 Stekelenburg è andato alla Roma, nel 2012 Vertonghen al Tottenham, nel 2013 Eriksen al Tottenham e Alderweireld all’Atletico. A quando le cessioni di Klaassen e Fischer? 
“Klaassen e Fischer devono avere più minuti nelle gambe per salire a un livello di calcio superiore. È giusto che vadano via tra un paio d’anni, quando ne avranno 23 o 24”.
ExtraTime recentemente ha scelto i 60 migliori Under 20 al mondo. Primo Januzaj, secondo Piazon, terzo Marquinhos. Frank de Boer che nomi avrebbe fatto? 
“Sterling. È rapido, tecnico, può partire da metà campo e segnare. Poi Depay del Psv, molto bravo”.
A proposito di giovani, su Twitter ha pubblicato la foto di una partita dello Jong Ajax, la vostra seconda squadra. Perché ha il profilo in comune con il suo gemello Ronald, forse l’unico caso al mondo nel calcio di alto livello? 
“Da quando siamo piccoli ci considerano insieme, non abbiamo sempre le stesse idee ma ci confrontiamo e se non siamo d’accordo non scriviamo. Lui però, non essendo l’allenatore della prima squadra, è un po’ più libero di dire quello che pensa”.

Negli ultimi giorni invece sui giornali si è letto molto di un’offerta del Tottenham. Che è successo? 
“Hanno parlato informalmente con l’Ajax del mio contratto. Credo che siano abbastanza contenti del loro manager (Tim Sherwood, ndr ), ma è normale che prendano informazioni su un possibile successore, come ha fatto il Liverpool in passato. Il Liverpool aveva quattro candidati e mi ha chiesto se ero interessato. Quella volta ho detto che volevo stare all’Ajax”.
Oggi la risposta cambierebbe? 
“Sono molto felice qui, ma se arrivasse un club con prospettive interessanti e una buona squadra, considererei la proposta. Voglio capire che contributo posso dare”.
Al Manchester United invece pare vada un altro olandese: Van Gaal. È l’uomo giusto? 
“Van Gaal è l’uomo giusto per qualsiasi club. Sa che cosa vuole e ha esperienza”.
Allora parliamo delle squadre che, secondo alcuni giornali, sarebbero interessate a lei. Barcellona?
“Confermo la risposta data in un’intervista due anni fa: io al Barcellona non andrei. È molto difficile essere un allenatore lì. Che cosa si può insegnare a
giocatori come Messi e Iniesta? Probabilmente a loro serve un gestore più che un allenatore, ma io sono un allenatore più che un gestore”.

Inter?
“Mai parlato con l’Inter però preferisco Premier, Bundesliga e Liga. Il calcio italiano è molto in ribasso nella considerazione internazionale”.
Quali sono i nostri difetti?
“Gli stadi sono molto spesso vuoti, e se vuoi stadi pieni devi mostrare un calcio attraente. La Juventus non gioca male, ma spesso aspetta che i due attaccanti creino qualcosa. Non è il mio calcio”.
Frase detta dopo Ajax-Milan del primo ottobre: “Balotelli è uno che fa gol, ma anche uno che fa teatro”. Sette mesi dopo, chi prenderebbe per la sua squadra tra Mario e Graziano Pellé, vicecapocannoniere di Eredivisie con il Feyenoord? 
“Balotelli ha più qualità di Pellé, ma io prenderei sicuramente Graziano: i giocatori possono vincere le partite, ma sono le squadre a vincere i campionati. Balotelli non è un calciatore che gioca per la squadra, immagino che un compagno si chieda perché Mario non condivida i suoi valori”.
In che senso? 
“Tutti devono rispettare i valori della squadra. Se i comportamenti di Balotelli vengono tollerati, i compagni finiscono per credere che lui possa fare così perché è un grande giocatore. Mentre a loro, calciatori normali, certe cose non sono permesse”.
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