GAZZETTA DELLO SPORT Parla Burdisso: “Cara Roma, è stato giusto andare via”

Burdisso
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(A.Pugliese/C.Zucchelli) Nicolas Burdisso: si gioca come si vive. E si parla nello stesso modo. Dal codice etico di Prandelli a Luis Enrique passando, naturalmente, per Genoa-Roma di domani. La prima volta da ex, dopo quattro anni e mezzo.

Sensazioni?

«Forti, ma sono fiero di essere andato via nel momento giusto. Ho alzato la mano e ho detto: qui mi fermo, devo pensare alla mia carriera. Ho scelto il Genoa per questo, poi ho pensato anche alla nazionale. Sognavo la convocazione perché c’è un c.t. che mi ha dimostrato affetto, ma ha fatto altre scelte».

Prandelli non ha chiamato gli esclusi, lei è stato chiamato da Sabella?

«L’ho saputo guardando le convocazioni, ma l’avevo capito. Non è semplice però quando nessuno si fa sentire né ti spiega. Ma bisogna capire i tecnici: come quando tra due fidanzati uno vuole continuare e l’altro no. Scelta da accettare».

Che idea ha del codice etico di Prandelli?

«È stato sempre un po’ particolare, è successo al momento giusto quello che non doveva succedere. Scherzavo sempre con De Rossi: “Ti puniscono sempre al momento che ti devono punire, perché sanno che prima di un Mondiale non lo faranno”. È accaduto con Chiellini, ma se la gomitata l’avesse data Paletta o Ranocchia, che sono in bilico, magari sarebbe stato applicato».

Altri esclusi dal Mondiale: Tevez e Gilardino.

«Sono molto amico di Carlitos, ma con Messi, Palacio, Higuain, Lavezzi e Aguero non è facile, anche se è l’argentino più carismatico, per questo tutti lo volevano. Mi dispiace per lui: ti dà qualcosa in più, una squadra con o senza di lui è diversa. E si vede nella Juve. L’esclusione di Gila mi ha stupito, non è facile trovare uno così, con la sua esperienza: io l’avrei portato».

A proposito, chi vince in Brasile?

«Spero noi, sarebbe un trionfo storico».

Luis Enrique al Barcellona.

«Non sono sorpreso, a Roma era in un posto dove non doveva essere perché era troppo avanti. Aveva la testa 10 o 15 anni avanti rispetto a quello che eravamo noi in quel momento».

Cosa ha pensato dopo il k.o. in Coppa Italia?

«All’Argentina, dove il malessere del calcio è un problema sociale. Anche qui lo è, perché c’è gente che cerca di sfogare delusione e frustrazione su un campo da calcio».

Rimpianti romanisti: più lo scudetto perso nel 2010 o la Coppa Italia 2013?

«Due mazzate: per come vive il derby la città la Coppa Italia, per me lo scudetto».

Tra un anno dove sarà?

«Non lo so, ma so che farò: giocherò a calcio. Voglio giocare ancora le coppe. Il Genoa quest’anno è salito di uno scalino, si è salvato già a febbraio. Ora deve seguire l’esempio di Parma e Torino per puntare nella prossima stagione all’Europa».

Questa gara poteva valere lo scudetto, sarebbe stato campione d’Italia anche lei.

«Non mi sarei sentito campione, quando sono andato via sapevo che avrei potuto rinunciare anche al titolo. Ma io sono così, forse per la prima volta nella mia vita non ho rimpianti».

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