ILMESSAGGERO.IT Fiorentina-Roma 0-1: Radja-gol e la Champions ora è matematica

Nainggolan
Nainggolan

La Roma è già in Champions: da Firenze va subito alla fase a gironi della prossima edizione. Montella perde per la quinta volta di fila contro la sua ex squadra che proprio non riesce a battere. Fa cilecca per la settima volta. Davanti ha Garcia, collezionista di record: l’1 a 0 contro la Fiorentina è l’ottavo successo di fila e anche il venticinquesimo in campionato, raccolto mai visto nella storia giallorossa. Al tempo stesso eguaglia il primato di punti, 82, di Spalletti (2008), in tribuna al Franchi a seguire l’ennesima impresa del francese, protagonista di una stagione straordinaria. Basta un pari nelle quattro giornate che restano per essere il migliore in assoluto, anche se il tecnico di Nemours, insaziabile quanto i suoi giocatori, proverà a fare l’en plein, da qui al traguardo, per non consentire alla Juve di cucirsi sul petto con troppo anticipo il terzo scudetto consecutivo. Dopo i risultati di Firenze e di Torino, i bianconeri hanno sempre 8 punti di vantaggio.

PRESSING E GESTIONE

La maturità della Roma è evidente in questo posticipo. Partenza lanciata fino al gol del vantaggio di Nainggolan e controllo del match nella ripresa. Ljajic, settimo assist stagionale, è protagonista contro i vecchi compagni e si esalta nei dialoghi a campo aperto con Totti. Il belga segna la sua seconda rete giallorosso e come a Bologna firma il successo di misura. La difesa brasiliana tiene, anche perché nella ripresa i giallorossi, in fase di non possesso palla, si sistemano con il 4-5-1. Efficacia e solidità, equilibrio e classe. Anche senza tre titolari come Benatia, Strootman Destro, l’assetto di Garcia dà garanzie. Pesano più le assenze della Fiorentina: Montella ha poco dalle sue punte, compreso Cuadrado, e rimpiange Rossi Gomez. De Sanctis per la ventesima volta in questo torneo non incassa gol (differenza reti + 50, come la Juve che ha il miglior attacco e i giallorossi la difesa meno battuta), la Roma conquista l’undicesima vittoria esterna. Un altro record. Che a qualcosa serve: costringe Conte a rinviare la festa.

 

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