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IL TEMPO Aggrappati al sogno

Esultanza Taddei

(T. Carmellini) La Roma c’è, continua l’inseguimento folle verso la vetta con una Champions League da ieri sera praticamente in cassaforte (+21 sulla Fiorentina quarta), e torna a sognare in grande: anche perché farlo a questo punto non costa davvero nulla. Il successo netto contro il Parma di Donadoni, nel recupero della terza giornata di ritorno interrotta dal temporale dello scorso 2 febbraio che aveva messo la Capitale in ginocchio, rafforza il secondo posto in classifica, mette nove punti dal Napoli che insegue e accorcia la distanza, ancora siderale, dalla Juventus capolista a otto punti.

Chiaro come sia, calendario alla mano, un inseguimento praticamente impossibile e comunque tutto in salita con uno scontro diretto da non poter perdere e due partite complicatissime con Milan e Fiorentina: insomma alla Roma potrebbe non bastare vincerle tutte da qui alla fine.

Intanto porta a casa un bel successo contro una delle squadre più fastidiose della fascia intermedia di questo campionato anomalo, il Parma di Donadoni che dimostra ancora una volta (anche senza Cassano) di avere tanta qualità soprattutto nella metà campo offensiva.

Ma la differenza a conti fatti è davvero troppa e la squadra di Garcia ci mette quattro minuti a portarsi avanti, altri tre per rimediare il gol del pareggio e due ancora per riportarsi avanti: nel mezzo c’è anche un gol annullato a Gervinho. Insomma quando De Marco rifà partire la gara dal nono minuto, succede di tutto: quattro gol in quattro minuti. Prima la Roma va in vantaggio con Gervinho abile a rimettere dentro la palla rimbalzata sul palo dopo il tiro di Destro, poi due minuti e l’arbitro annulla (giustamente per fuorigioco) il raddoppio sempre dell’ivoriano. Un altro minuto e arriva il pareggio di Acquah su una dormita collettiva della difesa giallorossa dopo un brutto pallone perso da Pjanic in mezzo al campo. E non è finita, perché dopo un altro minuto è lo stesso Pjanic (alla fine sarà il migliore dei suoi) a riscattarsi e metter dentro per Totti la palla del 2-1: ventesimo gol del capitano giallorosso al Parma in carriera.

È il sedicesimo, la Roma sembra aver già chiuso la pratica e sugli spalti dell’Olimpico, tra gli oltre quarantamila tifosi (non pochi considerando l’orario e la giornata lavorativa), in molti stanno già facendo i calcoli per il «rimontone» alla Juventus: insomma, si parla di scudetto…pensa te! La Roma qui ha tutto per chiuderla davvero ma allenta la pressione e cala il ritmo permettendo al Parma di restare in partita. Così, altra dormita della difesa giallorossa e Castan è costretto agli straordinari su Schelotto. Ma la sveglia arriva sulle vibrazioni della traversa centrata di testa da Destro sul traversone (ennesimo e perfetto) messo dentro da un grande Maicon lanciato sulla fascia dalla solita intuizione di Totti. È l’azione che chiude la prima frazione di gioco.

La ripresa è normale amministrazione per i giallorossi che mettono la pratica in archivio dopo quattro minuti con l’uomo della serata: Miralem Pjanic. Il piccolo bosniaco festeggia il suo ventiquattresimo compleanno con il gol del 3-1 che chiude di fatto la gara prima dei cambi di Garcia che inizia a pensare, giustamente, alla trasferta di Cagliari in programma domenica.

Finita? Macché, la ciliegina sulla torta deve ancora venire e la mette un «vecchio» brasiliano già dato per finito che invece ieri sera si è preso una gran bella rivincita. Minuto 37′, angolo di Pjanic e testa del trentaquattrenne che insacca sotto alla Sud: inevitabile la passerella al cospetto della Curva che risponde con una standing ovation così come tutto l’impianto romanista. Diciassettesimo romanista in gol in questa stagione (nessuno come i giallorossi) eguagliato il record della Roma di Spalletti. È il tripudio, il successo, il gol del festeggiato, quello del nonnetto, mancano solo i nani e ballerine e la festa è al completo. E a rovinarla non riesce nemmeno l’inutile gol di Biabiany all’ultimo minuto per il 4-2 finale, così come la rinuncia di Ljajic ad unirsi al gruppo per il classico saluto ai tifosi. Terzo cambio anche stavolta, sette minuti giocati: ma almeno ha fatto vedere la voglia… forse la lezione di Garcia gli è servita. E ora tutti a Cagliari per continuare a sognare.

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