IL ROMANISTA Quei 44 passaggi nella storia

De Rossi
De Rossi

(D. Giannini) Da Toloi a Taddei, in mezzo la grande bellezza. Quella vera, quella della Roma. Che sabato è stata un po’ come l’arancia meccanica, come l’Olanda di Cruijff, quella che portò il futuro sul campo di calcio e che nel 1974 andò a un nulla dal tetto del mondo. Potrebbe succedere anche alla Roma di Garcia, che meriterebbe di stare in cima al campionato e invece al momento è ancora costretta a inseguire. Ma non è ancora finita, la Roma può ancora fare meglio di quell’Olanda, per certi l’ha già fatto. Contro l’Atalanta.

Sono passati alla storia i 17 passaggi consecutivi dal fischio d’inizio della finale del 1974 contro la Germania fino al fallo del rigore del momentaneo vantaggio degli orange. Sono nella storia, quella giallorossa, anche i 45 tocchi, ovvero i 44 passaggi consecutivi tra il minuto undici e 37 secondi del secondo tempo e il minuto tredici e 9 secondi nei quali la Roma ha fatto venire i brividi. Quelli dell’Atalanta a guardare, senza quasi la forza di inseguire, il pubblico dell’Olimpico ad applaudire, i tifosi a casa a riempirsi gli occhi e il cuore di quello spettacolo clamoroso. Un’azione lunghissima e bellissima, iniziata da Toloi e finita con Taddei in rovesciata, che se ci scappava il gol veniva giù lo stadio. Il gol, quello del 3-0, ci è scappato poco dopo, in un’azione magari senza quel numero spaventoso di passaggi ma non per questo meno bella, col colpo di tacco di Totti e l’assist di Ljajic per Gervinho. Bello, tutto bello, come l’intera partita romanista.

Numeri da favola. Quelli stagionali, con le 24 vittorie, i 79 punti, il + 12 (e un pezzetto) sul Napoli, il + 21 sulla quarta (la Fiorentina), il + 31 sulla Lazio. Una squadra stellare che sabato ha saputo stupire ancora con un vero e proprio show. Le statistiche della partita sono lì a confermare in cifre quella che in diretta era stata la sensazione di dominio totale degli uomini di Garcia. Basta andare a leggere i numeri, nell’ordine che si preferisce. Si può partire dall’attacco, oppure dalla difesa, oppure guardare quelli generali della squadra. Da qualunque lato la si guardi la Roma fa spavento. E allora, in ordine sparso, ecco i 907 tocchi di palla contro i 524 dell’Atalanta, o meglio ancora i 697 passaggi, più del doppio dei 348 degli uomini di Colantuono. Niente male, no? Ma è solo l’inizio. Perché, per capire quanto abbia giocato bene la Roma, bisogna analizzarli questi tocchi. Se di quei 697 passaggi, solo il 7,3% sono lunghi, qualcosa significherà. Anzi, qualcosa significa. Significa che la palla non viene mai buttata via, significa che ognuno degli 11 giocatori in campo sa cosa fare, sa dove dare la palla, sa dove trovare il compagno. E la conferma arriva dal 92% di passaggi riusciti. Praticamente mai un errore. E l’85% di questi passaggi riusciti è arrivato nella metà campo avversaria. Non una melina insomma, ma una presenza massiccia e continua dalle parti di Consigli. Il tutto condito dal 65,4% di possesso palla, dal 93,8% dei contrasti vinti, dai 22 tiri fatti. E poi i singoli. Tutti, con un De Rossi super, protagonista della serata con 99 passaggi riusciti e 21 palle recuperate. E come la batti una squadra cosi? Semplice, se gioca in questo modo, non la batti. Infatti non l’ha battuta l’Atalanta, così come in campionato non l’ha battuta nessuno tranne il Napoli in una partita comunque dominata e decisa da un episodio. E tranne la Juventus nell’unica vera serata storta, sconfitta che senza i torti subiti dai giallorossi e senza i favori ricevuti dai bianconeri conterebbe relativamente sulla classifica finale. Quella parziale della Roma dice 79 punti, con una proiezione di 90. Che forse ne potrebbero servire di più. 90, comunque. La paura. Quella da mettere alla Juve fino alla fine.

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